La barbarie mondiale e l’ONU

La barbarie mondiale e l’ONU

Tonino D’Orazio,  30 settembre 2017.

L’ONU e la teatralità della menzogna. Una sola volta si era visto dissacrare il terribile fair play di quella assise generale, quando Nikita Khrouchtchev si cacciò una scarpa e la batté sul suo tavolino in segno di protesta. Ma poi non si era mai visto un ministro degli affari esteri, nonché ex-generale (Colin Powell) mostrare davanti al mondo una fiala magica di Saddam per distruggere il mondo. Né un capo della diplomazia mondiale (sig.ra Albright nel suo libro Dio,l’america e il mondo. 2008) congratularsi per aver sterminato, via fame, quasi mezzo milione di bambini iracheni. Né un ministro inglese (T. Blair), avvocato di professione, spingere il suo paese a scagliarsi sull’Irak e la Libia, in nome degli ideali di una democrazia universale, la nostra.

Né si era mai visto e sentito, come il 19 settembre, un presidente, Trump (dopo Bush e Obama), di uno stato dominante, diventato un impero militare e coloniale, minacciare apertamente e ufficialmente un altro stato, la Corea del Nord, di una devastazione completa e dello sterminio di una popolazione di 25 milioni di individui. Proporre una guerra all’Iran, istaurare un’asfissia totale al Venezuela, per fregargli democraticamente il petrolio, e alla sempre eterna Cuba; lavorare ad un cambio di regime in Siria (è preoccupante che non si senta più nulla), in Russia e contro tutti i paesi che non si sottomettono; minacciare sanzioni economiche a metà del globo, cioè a 6 miliardi di individui. Sono i nostri più cari amici, anche perché noi siamo sottomessi e senza ritorno dal 1945, checché ne dicano i nazionalisti in erba nostrani. Il nostro paese è una immensa portaerei terrestre carica di bombe atomiche e potenzialmente un bel bersaglio. Ma veramente?

Per questo qualcuno si stupisce che la Corea del Nord, costantemente minacciata da una democrazia di barbari, riscopra l’evidenza, e cioè che la bomba atomica permette ai piccoli stati di tenere a debita distanza i colonizzatori, cioè quelli dell’alleanza della barbarie con la follia, e della stupidità con la demenza. Ecco perché non sono pazzi e propongono di nuovo una storica dissuasione fondata “sull’equilibrio del terrore”, implicando tutta l’area. Ha talmente funzionato bene per decenni. Purtroppo quella Corea è ancora dichiaratamente comunista. Anche la Cina lo è, ma …

Anche il tribuno vassallo Macron, dopo un discorso “coraggioso” all’Assemblea, si è allineato tranquillamente con l’impero, attaccando di fronte anche lui, (“è sempre stato un bravo scolaro” dice la moglie Brigitte) gli stati che l’impero ritiene ribelli, cioè “nemici della democrazia”, la Corea del Nord, l’Iran, il Venezuela e la Siria (dove sono sconfitti anche loro, i francesi, ma insistono). Immaginiamo il suo “rafforzare l’Europa con un esercito unico” e cedere le sue atomiche alla Germania. Oppure della scelta democratica di dare un’ultima spallata al residuo potere degli stati eliminando il “paralizzante unanimismo” di Bruxelles e invocando un ministero europeo delle finanze, magari di nominati da Goldman Sachs, che di fatto toglierebbe ai vari Paesi anche i residui di autonomia fiscale e di bilancio. Insomma l’ennesima sniffata di neoliberismo fingendo che sia zucchero, ma anche una buona dose di grandeur visto che il tutto darebbe una rilevanza assoluta all’ensemble Germania – Francia, emarginando gli altri con la doppia velocità, e prima che il popolo diventi troppo forte. Che può dire Gentiloni? Noi abbiamo già prenotato il sedile posteriore.

Anzi il concetto coloniale continua e ci associa, visto che Macron e Gentiloni hanno discusso di Libia, chiedendo un maggior impegno dell’Onu nel Paese nord-africano. Macron: “Dobbiamo stabilizzare la Libia e organizzare elezioni al più presto, ma è altrettanto necessario controllare le sue coste affinché non arrivino dalla Siria e l’Iraq gruppi terroristi“. Tradotto significa: sosteniamoli lì (come stiamo facendo con l’Isis in Siria) e non facciamoli avvicinare troppo all’Europa. Per le coste, pensateci voi italiani.

Ma poi il vertice si è concluso al ristorante stellato “Têtedoie“, (Testa d’oca), dove Macron ha fatto scoprire ai suoi ospiti italiani le meraviglie della cucina lionese.

Non significa essere filo-russi pensare che l’arma vincente e decisiva usata dai russi in Siria, a partire dal 2016, oltre l’aviazione, sia stata la creazione di un centro di riconciliazione dedicato alla diplomazia della guerra, alla tutela dei nemici sconfitti e all’aiuto della popolazione in sinergia con il governo siriano, con l’Onu (almeno questa volta double face) e con qualche Ong, le più serie e meno corrotte, con l’impegno continuo a dichiarare e ottenere grandi province “aperte” e pacificate. Il tutto in completo contrasto con la concezione occidentale, la nostra, sconfitta e tracotante, tutta votata alla distruzione del “nemico” a casa sua, (che non ti ha fatto niente ed è solo colpevole di possedere molto petrolio), a piazzare teste di ponte armate per rimanere lì nel futuro, e non alla trattativa e alla politica nel senso giusto della parola.

Molto più difficile, viste le premesse muscolose di Trump, la situazione con la Corea del Nord. Anzi non si capisce se l’intimidazione sia rivolta o meno anche a Russia e Cina confinanti. Tant’è che questi ultimi hanno chiesto agli americani di smettere di provocare la Corea del Nord, tornarsene a casa con le loro navi e aerei da guerra, per poter aprire un tavolo vero di trattativa. Intanto due missili intercontinentali nordcoreani, sempre che sia vero, hanno sorvolato il Giappone andando a cadere oltre, nel Pacifico. Nessuno è stato capace di intercettarli. Né il sistema anti-missilistico giapponese (cioè acquisto statunitense), né i sistemi americani così dichiaratamente sofisticati. O i giapponesi e gli americani pensano che sia tutto teatrino e senza nessun pericolo, oppure sono incapaci ad intercettarli, retorica di potenza a parte. Sta di fatto però che le sirene di allarme per la popolazione in panico sono scattate. Ma questo è un problema generale da un po’ di anni: la gente deve sempre aver paura di qualche cosa, in gergo si chiama anche “educazione delle masse” per altri fini.

Lungi da me, in questo articolo, l’idea di sostenere le contro-provocazioni di Kim Jong-Un, ma forse un momento di logica del pensiero umano a capire cosa si sta facendo e ad individuare nell’ONU, che piano piano molti ritengono inutile per le grandi questioni del mondo che vengono gestite da altri, poiché quest’ultime sono state demandate a Usa e Nato, una maggiore presa di responsabilità sarebbe proprio opportuno.

Precedente Populismo o neoanarchia Successivo Il vento caldo-freddo della Germania Est.