Il vento caldo-freddo della Germania Est.

Il vento caldo-freddo della Germania Est.

Tonino D’Orazio  9 ottobre 2017.

Il risultato delle ultime elezioni tedesche sono una lezione molto importante e istruttiva per i politici e i governi europei, visto che il nazionalismo e il populismo (nella sua accettazione positiva di rivolta contro le ingiustizie sociali) crescono proprio nel presunto paese della ricchezza e della prosperità economica.

Come sempre stupisce lo stupore dei media.

Già da alcuni anni è iniziata nella ex repubblica dell’Est, a dire il vero appena un decennio dopo la “riunificazione”, quel che chiamano in Germania l’“Ostalgia”.

Secondo un sondaggio d’opinione pubblicato nel 2011, (Non ho niente di più recente), un tedesco su sette vuole di nuovo il Muro di Berlino perché stava meglio quando la nazione era divisa. I risultati delle interviste a 1.002 tedeschi, realizzate dall’istituto FORSA, dicono che il 15% degli 82 milioni di abitanti rimpiangono quei giorni in cui esistevano due Germanie; il 16% erano tedeschi occidentali e il 10% orientali. Nel 2011, ma oggi i dati potrebbero essere tranquillamente invertiti alla luce delle ultime elezioni.

Il sondaggio ha scoperto che molti tedeschi occidentali sono amareggiati per le tasse più alte da pagare per ricostruire l’ex parte orientale comunista dove sono stati trasferiti, in questi ultimi 20 anni, qualcosa come 1,2 trilioni di euro (1.762 miliardi di dollari). I tedeschi orientali sono infelici per i livelli di guadagno che sono, in media, solo l’80% di quelli occidentali e che, a causa della disoccupazione, lo spopolamento sta decimando zone dell’est dove la popolazione è diminuita di circa 2,5 milioni dal 1990. Né sembra che il flusso migratorio attuale voglia dirigersi in quei Lander, anzi.

Il sondaggio ha scoperto che il 55% dei tedeschi crede che l’unificazione potrebbe essere aiutata, se la “tassa di solidarietà” che aiuta i costi di ricostruzione fosse abolita mentre il 50% crede che pensioni più alte per gli orientali aiuterebbero a calmare le tensioni tra est e ovest. Ancora oggi tutto resta così.

La percentuale della popolazione dei Lander dell’Est, che ritiene che la loro vita sia peggiorata con l’arrivo del capitalismo, ha risultati sorprendenti solo per i sostenitori del pensiero unico neoliberale ritenuto positivo e nel quale siamo sommersi ed educati.

Le percentuali indicano che, di fronte al capitalismo reale, rimpiangono la situazione anteriore del socialismo reale: più conoscono e sperimentano le trasformazioni introdotte “dall’economia di mercato”, più negativo diventa il giudizio della gente. Non c’è da sorprendersi, se si ha presente quel che è accaduto con la reintroduzione ex abrupto del capitalismo: privatizzazioni (non dimentichiamo che sono sempre solo a fine di lucro), povertà crescente, fallimento delle imprese, aumento della disoccupazione e della violenza. Non che fosse precedentemente tutto oro che luccicasse, anzi, ma alcuni aspetti sociali come scuola, sanità e lavoro erano assolutamente garantiti (anche alle donne) e a carico della collettività, dello Stato.

Questo non c’è più, anzi i Lander dell’Est sono un po’ come il nostro Mezzogiorno e come tali si sentono, e sono, “colonizzati”. Sono diventati una grande riserva di mano d’opera. Il capitalismo non può mostrare la ricchezza al popolo e farlo rimanere povero e al limite della sussistenza. Il popolo si rivolge dove può, visto che si parla sempre di “mercato”, dove trova “l’offerta” presumibilmente migliore, una volta che è stato semi-abbandonato dalla socialdemocrazia nella quale all’inizio aveva creduto e sperato come mediazione storica. Non è stato così. Il capitalismo è “rapina” privata, mica socialismo e ridistribuzione della ricchezza.

Un sintomo dell’Ostalgia positiva potrebbero anche essere i risultati elettorali di Berlino, già da alcune tornate, con forte connotazione e governo a sinistra. Anche questa volta. Mentre nei Lander Est sono fortemente cresciuti i nazionalisti, così come l’ideologia politica radicale di destra in Europa cresce sul fertile terreno del malcontento contro la rapina del neoliberismo e l’impoverimento del popolo. I due principali partiti politici alla base della “prosperità economica”, ma non per tutti, della Germania hanno perso i voti. La CDU di Merkel ha perso il 7,4 per cento e l’ex partner della coalizione, SPD, il 5,2 per cento.

Allora troppo facile parlare solo di nazismo. Alternative für Deutschland (AfD) ha ottenuto 94 seggi nel parlamento tedesco. Portati soprattutto dai voti dei Lander dell’est, con circa il 20% (27% in Sassonia dove la forte protesta abbassa anche La Linke dal 21 al 16%). La sinistra che nel 2013, (La Linke aveva in quei Lander percentuali dal 20 al 25%, tali che possiamo considerarla “Ostalgia”), poteva costituire maggioranza di governo in quei Lander, insieme alla Spd. Hanno perso complessivamente molti voti, soprattutto la Spd per la sua linea politica e programmatica della Grosse Koalitione, cioè di democrazia consociativa, voluta con la Merkel anche in quelle regioni. Il successo economico della Germania, con una ricchezza non per tutti (cfr mio precedente articolo su: ”L’inferno dei lavoratori tedeschi”- toninodorazio.altervista.org), suggerisce che il populismo e il nazionalismo non possono che prosperare ed essere contro l’Unione Europea ritenuta, a giusto titolo per molte questioni, responsabile del caos e dell’impoverimento complessivo delle popolazioni. Sino al fuggi fuggi, iniziato con il Brexit e, presto o tardi, dall’euro, (intanto parecchi paesi non vogliono entrarci), che molti economisti premio Nobel danno per crollo, se non imminente, di sicuro. I fondamentali, se l’economia è una scienza, non reggono. Inoltre le tensioni sono forti per “l’indipendenza” dai diktat della troika di Bruxelles, e la ripresa del proprio destino, scaricando le forti tensioni nei propri paesi. Scozia, Irlanda, Spagna, Polonia, Ungheria … Italia.

Chi pensa che ciò sia totalmente falso non può comprendere a pieno cosa stia succedendo. Ormai tutti hanno capito, si spera, che non si è costruita la Comunità Europea dei popoli e della cooperazione per cui era nata, ma solo una Unione commerciale e bancaria, con tutti i paesi gli uni in competizione con gli altri, se non contro. Vinca il più forte guai ai vinti. Una Unione non costruita su un pensiero storico alto di faro di civiltà e convivenza, ma solo di bassa lega e risultata solo per l’accumulo di ricchezza a scapito del popolo, a favore dei ricchi, e dove man mano il sociale sembra debba essere abolito, anche goccia a goccia e di anno in anno, cominciando dai più deboli.

Da noi ogni sei mesi, aprile e ottobre, con un pareggio di bilancio che non è, pende sempre da una parte a scapito dei molti. Hanno deciso, da Monti in poi, che deve durare circa 20 anni con tagli di 40/50 miliardi annui, per abbassare il cosiddetto “debito pubblico”, che invece continua a salire e non abbiamo più niente da vendere, cioè da “liberalizzare”. Devono quindi continuare velocemente, a costo di truccare le leggi elettorali per rendere l’aspetto apparentemente “democratico” e “liberale”, dimenticando che demos significa proprio popolo. Potere al popolo.

 

 

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