Pillole economiche del mondo (4)

Tonino D’Orazio, 26 marzo 2018.

Gli amici di Goldman Sachs, e la presa per mano di direzione dell’Unione Europea. Goldman Sachs è soprannominata “la banca che dirige il mondo” ed è praticamente vero. E’ il gruppo di pressione più forte su quelli che ci dirigono e anche sulla scelta dei dirigenti che ci propongono. Il segretario di stato del ministero tedesco delle finanze sarà occupato da Jörg Kukies, uno dei banchieri di Goldman Sachs, dice Vestifinance aggiungendo che, tramite la presenza dei suoi rappresentanti nei governi dei paesi europei e nelle istituzioni dell’UE, questa banca controlla tutto il sistema finanziario europeo. Jörg Kukies, è attualmente copresidente della banca Goldman Sachs in Germania e si occupa di mercati e strumenti finanziari in Germania e Austria.

Mario Draghi, presidente della BCE è stato vicepresidente del ramo europeo della Goldman Sachs dal 2002 al 2005. Così due anziani collaboratori di questa banca controlleranno il mercato finanziario europeo. Oppure se mancherà uno (fine mandato di Draghi) ci sarà l’altro, sempre dalla Germania, senza perdere il controllo del sistema finanziario europeo. Ed è la stessa cosa. In fondo così anche gli inglesi, azionisti di Goldman Sach, sono sempre lì ma con un Brexit a mano libera.

Vi sono altri esempi pesanti. Durante la crisi pilotata del debito (intrallazzo spread) altri due individui che avevano lavorato nelle strutture di Goldman Sachs, Loukás Papadímos e Mario Monti, furono nominati, nel 2011, rispettivamente Primo ministro in Grecia e presidente del consiglio in Italia. Potrebbero essere considerati traditori del proprio paese per interessi privati e trasferimento indebito di ricchezza nazionale oltre confino. Vista la situazione politico-elettorale aspettiamo un altro “salvatore competente” dalle braccia di Goldman Sach. I due, Salvini e Di Maio si sono già incontrati con l’ambasciatore americano a Roma.

La compagnia di trasporto Flixbus, fondata nel 2013, si è rapidamente imposta come la rete europea più vasta per autobus di lunga distanza e nel 2017 ha trasportato 40 milioni di passeggeri, a prezzi assolutamente irrisori. L’impresa tedesca (base Monaco di Baviera) ha deciso di investire in autobus elettrici prodotti in Cina dalla Zhengzhou Yutong Bus, (Agenzia stampa Xinhua, 20 marzo), e di testarli su lunga distanza.

André Schwammlein, fondatore e DG di Flixbus ha dichiarato: “I modelli di autobus cinesi rappresentano la punta del progresso in materia di mobilità elettrica, anche se dispongono momentaneamente di una autonomia di 200km”. Inoltre l’apparizione dei primi bus elettrici costituisce un forte segnale per i costruttori e un incitamento a innovare e a sviluppare alternative ai veicoli diesel, che ormai, presto o tardi verranno messi al bando.

Europa della pace? No. Europa della povertà. Che quest’ultima aumenti considerevolmente nell’Unione lo dice l’ultimo bollettino dell’Ufficio Europeo delle Statistiche. (Eurostat 2017). Non è solo colpa del “capitalismo” in sé, anche se è un’ideologia di sopraffazione e furto della ricchezza altrui, ma soprattutto dell’azione politica pubblica, sia nazionale sia europea. Quest’azione politica, fortemente corrotta, infeudata agli interessi mercantili di una oligarchia mondiale apolide, non si occupa più del “bene comune”, ma solo di perpetuare un sistema economico a favore delle lobby e dei grandi gruppi finanziari. La pillola? In cima alla classifica dei paesi dove i disoccupati sono maggiormente minacciati di povertà c’è la Germania (!). Noi siamo il paese già numericamente con più poveri. Per esempio, per Eurostat, i calabresi sono i più poveri d’Europa. Si sta peggio solo in Grecia e nella Repubblica Ceca.

Conviene ricordare a chi ci governa, senza che si arrampichino sugli specchi per i “risultati” elettorali, che la miseria è il substrato di tutte le dittature perché arriva il momento dove la pace con la fame non ha molto interesse per i popoli. Hanno tendenza a diventare “populisti” e quindi “contro” i propri aguzzini.

Guerra economica Usa Cina. Qual’è l’interesse? Gli Stati uniti hanno interesse a rallentare la globalizzazione per fare deragliare la Cina e conservare la loro leadership? Sicuramente. Allo stato attuale delle regole internazionali la Cina ha vinto e l’unico modo per gli americani di riconquistare la supremazia è quello di modificare le regole. E’ quello che hanno fatto ogni volta che hanno sentito una minaccia. Ed è quello che stanno facendo. “Una guerra commerciale tra Cina e Stati uniti sarebbe una catastrofe per tutta l’economia mondiale”, ha ammonito il ministro cinese del commercio Zhong Shan. “Rischia, inoltre, di diventare un precedente pericoloso quando il commercio tra due paesi non è frutto di libero-scambio ma di sanzioni reciproche. Se ogni paese può decretare in modo arbitrario qualsiasi sanzione, l’ordine mondiale del commercio diventerebbe completamente disorganizzato. E’ il peggior disastro che possa succedere. Tra l’altro, ci sono voluti decenni per scrivere le regole del gioco e ci vuole veramente poco per distruggere tutto”. In fondo la “concessione” di non imporre dazi all’Europa non fa che stringere sempre più gli amici in un blocco anti-Cina e anti-Russia, anti-BRICS multipolare. E non è detto che sia una guerra vittoriosa, e sicuramente non per noi.

Comunque bisogna ascoltare bene quel che dice Trump della Cina e di Xi Jiping, visto che non accusa loro di aver approfittato della situazione ma solo il lassismo dei suoi predecessori. Anzi dice che avrebbe fatto la stessa cosa, e questo crea un ambiente favorevole ai futuri negoziati commerciali bilaterali che assolutamente preconizza. Diamine. Vedere gli Stati uniti sulla difensiva ideologica che utilizza mezzi contrari a ogni dottrina liberale, come la Carta del libero-scambio imposta con ogni mezzo (chi ricorda sa) all’OMC (Organismo Mondiale del Commercio) dovrebbe essere proprio sconcertante. Era uno scherzo imperiale? Oppure ha vinto il “paradosso del gatto” teorizzato a suo tempo da  Den Xiao Ping, e cioè riuscire a legare il comunismo al capitalismo, adattando la rigida disciplina dell’uno alla versatilità capitalistica dell’altro come rostro anti-capitalismo?

Oggi 26 marzo, la Cina lancia il proprio mercato dei contratti a termine sul petrolio (agenzia stampa Reuters) nello Shanghai International Energy Exchange (INE). E’ una nuova tappa per pesare di più nel fissare il prezzo e fare concorrenza ai due referenti mondiali, il Brent inglese e il WTI (West Texas Intermediate) americano. I prezzi saranno fissati in yuan. Non siamo davanti a un big-bang ma a un reale processo progressivo di de-americanizzazione. Il mercato permetterà di negoziare il petrolio “fuori dalla zona d’influenza americana”. Piccolo impatto a medio termine, rivoluzione dolce alla lunga.

 

 

 

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