Guerra a piccoli passi.

Tonino D’Orazio, 3 aprile 2018.

Apre la danza la solita Gran Bretagna. Nella storia inizia sempre lei il “blocco economico e politico” di un paese quando questo sta diventando troppo forte. Senza riscrivere la storia, compresa la spedizione dei Mille per i veri curiosi quando Napoli era il maggior porto del Mediterraneo e ne intercettava gran parte delle merci, quel paese federato è diventato poi la prima pedina d’intervento americano. La sua presenza coloniale ha imposto confini e regole a tutta l’Africa e a tutto il Medio Oriente almeno per due secoli.

L’aspetto inquietante è che riesce ad accorpare intorno a sé la razza bianca appena sente vacillare la sua potenza. I pretesti sembrano sempre “populistici” o romantici, popolarmente credibili, da cultura soap story, e tentano di imporre le regole della democrazia (pardon, dell’impero) anglo-americana al resto del mondo. Sembrano non avere mai a che fare nei colpi di stato nelle aree di spartizione concordate con gli Stati uniti. Infatti i britannici non mettono becco nelle Americhe mentre sono di casa in Medio Oriente e Africa. Gli amici sono quelli dell’Unione che hanno appena lasciato ma ai quali impone un assetto economico-bancario condiviso con quello strapotente americano (vedesi i Rockfeller, i Rothchilds e magari la storia della Fed), la vice direzione della Nato, e l’obbligo lesivo di una politica anti-Russia.

Il pretesto sembra bambinesco. La storiella di una ex spia russa quasi uccisa con i profumi della figlia farebbe sorridere anche James Bond. Con ridicolo ultimatum alla chiave. Una Ex spia, scappato con la cassa, ormai consunta dopo sei/sette anni nelle mani di un servizio segreto britannico talmente efficace che ha appestato il mondo con una presenza dietro le quinte ben oculata. Cosa poteva ancora raccontare e perché non era protetta questa povera spia? Si avvicinano le elezioni in Gran Bretagna con un sondaggio che lancia al governo i laburisti di Gorbyn? Con la barzelletta di una May che agita davanti al Parlamento britannico una fialetta di veleno, a buon ricordo del generale Colin Powell che all’Onu agitava davanti a tutti, da incosciente pericoloso, la fialetta pretesto per l’attacco all’Iraq con tanti ambasciatori imbecilli, creduloni e silenziosi? E tanti giornalisti identici attraverso il mondo? Possibile che possa ancora funzionare? Sono così potenti con l’imbrigliamento delle informazioni da far credere qualsiasi stupidaggine? Come se nessuno si fosse accorto che l’invasione dell’Iraq era per rubare il petrolio, come alla Libia e come successivamente alla Siria. E a chi il turno? Che importano milioni di morti. Sta tornando la primavera per cui c’è meno necessità di gas russo? In più, l’aumento del costo del petrolio, pilotato dagli anglo-americani, tende a rafforzare le disponibilità finanziarie della Russia sotto blocco, ma anche di altri “paesi del male”, creando l’effetto del cane che si morde la coda. Anzi, i cinesi hanno appena aperto alla borsa di Shangai una quotazione del petrolio in yuan, scavalcando il Wti (americano) e il Brent (inglese). Una vera “dichiarazione di guerra”.

Infatti, sono cresciute attraverso il mondo altre potenze, non solo economiche ma superiori anche agli armamenti militari anglo-americani. Potenze che si stanno coalizzando contro l’impero in difficoltà  ribadendo la loro autonomia. Potenze che stanno erodendo il Commonwealth attirando vari stati nella loro orbita, soprattutto in Oriente, e organizzando accordi commerciali bilaterali autonomi. (vedi l’India). Paesi che si armano sempre di più e meglio per paura di essere “democraticamente occupati”. (Cfr. Spesa mondiale per armamenti e per paesi. Wikipedia). Nuovi armamenti che sostituiscono le storiche potenze marittime di Stati uniti e Inghilterra rendendoli desueti. Il mondo di terra sta lasciando quello dell’acqua con la costruzione della Nuova Via della Seta, evitando il blocco marittimo. Armamenti sofisticati, dicevo, che tutti possono comperare e utilizzare prima di essere, amici o meno, attaccati strumentalmente se posseggono qualcosa. Ghedaffi e la Libia insegnano a tutti.

Un esempio per tutti. Una persona è morta e altre due sono rimaste ferite a Riad giorni fa in seguito a un attacco con un missile balistico lanciato da ribelli sciiti dallo Yemen (paese sotto bombardamento da almeno tre anni): lo riporta l’agenzia stampa saudita. In precedenza, l’esercito dell’Arabia saudita aveva annunciato di avere intercettato (addirittura!) sette missili balistici lanciati dallo Yemen.

Oppure il Senato americano che decide ulteriori sanzioni alla Russia in caso di vendita dell’efficacissimo sistema anti-aereo S-400, così perfetto da aver affossato anche i 58 missili Tomahawk lanciati l’anno scorso (7 aprile 2017) sulla Siria dalla nave Uss Porter. Un solo missile è caduto sulla base aerea siriana di Sharyat con danni ridicoli. Lo scrivo senza alcun gusto ma solo per la dimostrazione che qualcuno si è reso conto di essere in ritardo nella strategia di guerra e che avere costosissime portaerei in mare, ormai facili e larghi bersagli satellitari, non rappresenta più un dato di potenza militare ma di debolezza e costi. Non solo, ma il sistema anti-missile venduto caramente ai sud coreani e ai giapponesi (anche con la continua tensione del terrore nell’area) non sono riusciti ad intercettare un banale missile nord coreano disarmato, con sconcerto degli acquirenti e raddoppio di spesa. Il Senato americano, loro che sono i primi venditori di armi, spesso obsoleti, (non sono mica scemi), al mondo intero, per esempio di che si mischia? Oppure sanno di non poter più primeggiare e che le loro armi sono superate? Hanno creduto ai propri film hollywoodiani sulla loro supremazia? Dopo questa decisione è iniziato il secondo atto del teatrino inglese coinvolgendo l’Unione. Il primo è quello delle sanzioni europee a sostegno dei nazisti ucraini. Ma questa è un’altra storia dove la democrazia liberale ci dicono che non c’entra proprio nulla. Sembra ricordare l’iniziale politica lassista del destroide Churchill verso Hitler pur di nuocere i sovietici di Stalin. Eppure oggi i pericolosi comunisti sono minoranza in Russia. Allora qual è il problema? Semplice, sono la perdita dell’egemonia mondiale e lo scomodo riassetto multipolare del mondo da tentare di recuperare, anche con la minaccia e la forza. Hanno necessità di un blocco razziale sicuro. Noi vi siamo sempre più dentro con un territorio carico di bombe nucleari (qualche anno fa ci hanno trasferito anche quelle che la Germania non voleva più) e primo eventuale bersaglio. Stavamo nella cartina-bersagli presentata da Putin nel discorso alla nazione del 1° marzo insieme all’esposizione di nuovi e sofisticati armamenti. Controllare per credere. Anzi, il nostro sistema anti-missile (europeo), costato miliardi, ci mette tra 21 e 25 minuti a dispiegarsi. (!).

Non è fantapolitica. Il riarmo generale, senza scomodare papa Francesco, è visibilmente in atto. Guardate che rimane solo la guerra se c’è da dare un ultimo colpo di coda, prima che il loro impero, (non giurerei nostro), attaccato economicamente e finanziariamente, crolli del tutto. La guerra non può che essere di nuovo in Europa. La Siria è solo una prova, quei morti non contano, e comunque non va tanto bene. La guerra va pilotata bene e condivisa dal “popolo” che bisogna educare piano piano, a piccoli passi. Aspettiamo l’affondamento di qualche vecchia nave anglo-americana del blocco, o qualche altro incidente magari aereo in Siria, per fare scattare il patriottismo occidentale. Pearl Harbor ricorda quegli americani recalcitranti costretti a volere un’entrata del paese nella seconda guerra mondiale. La fialetta di veleno rischia di essere superata dal ridicolo, mentre la cacciata reciproca di decine di ambasciatori è un tassello di altro peso ed è un inizio di tensione premonitoria non indifferente.

Déjà vu.

 

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