La débâcle euro-atlantica

La débâcle euro-atlantica

Tonino D’Orazio 7 febbraio 2017.

Panico generale nell’establishment europeo. I dirigenti euro-atlantici sono spaventati, traumatizzati, sconvolti, paralizzati, lividi, democraticamente vendicativi. Compresi tutti i mass media a loro fedeli. Arroccati, aggrappati.

Riporto semplicemente i propositi del nuovo presidente degli Stati Uniti, dai quali si possono trarre, se confermati, che il mondo è cambiato, cioè un mondo è cambiato, e che l’Europa fedele e servile (TTIP, Ceta, Nato …) dell’anno scorso non è più la stessa. Il padrone ha cambiato idea e la servitù panica.

Si preannuncia una frattura fondamentale fra Stati Uniti e paesi europei, se non del mondo. Forse una frattura tra classi medie cittadine (intellettuali, agiate e convinte della globalizzazione) e lavoratori e agricoltori (sempre più poveri, disprezzati e senza diritti), dagli Stati Uniti ai vari paesi del mondo. I primi pensano ai “valori”, i secondi al “pane e lavoro” per vivere. Il primo esempio sociologico evidente è stato il Brexit, il secondo l’elezione di Trump. Il basso pensa di aver colpito l’alto. Il tema immigrazione offusca il tutto, ma a ben vedere è un grosso problema del basso, delle periferie. Il basso non è ancora andato a buon fine in Grecia, Spagna e Portogallo, ma seguono Olanda, Francia, Germania e Italia. Tra l’altro sappiamo tutti che gli Usa non hanno mai interferito nelle campagne elettorali dei paesi europei. Se adesso ci si mette anche Putin non facciamo proprio una bella figura.

Un accordo Trump-Putin è la fine del mondo” (M. Vals. BFMTV 16/1/17). “D. Trump è deciso a distruggere il progetto europeo” (Editoriale Libération 18/1/17). “Il presidente degli Stati Uniti si lancia in una operazione per destabilizzare la Germania (…) è tutta l’Europa sotto attacco” (Le Monde 19/1/17). “L’UE è confrontata a una delle più grandi sfide di questi ultimi decenni” (A.Merkel 22/1/17). “Abbiamo un’amministrazione americana che desidera fortemente lo smantellamento dell’Unione. Non è possibile!”, urla P. Moscovici, (commissario europeo). Kerry a Davos, prima della partenza:”ricordatevi perché abbiamo fatto [ndr: notate il passato] questo viaggio insieme da 70 anni”. Sono infido se penso che Davos sia stato riunito pochi giorni prima del giuramento di Trump per decidere la linea di “resistenza” dell’oligarchia mondiale ivi rappresentata?

Cosa ha detto Trump nell’intervista pubblicata dal quotidiano Bild e da quello inglese The Times? Che la Gran Bretagna è stata “intelligente” a lasciare l’UE, perché quest’ultima non era altro che “il veicolo della potenza tedesca”, che “ l’euro è un marco mascherato”; che auspicava che altri paesi lasciassero l’UE; che era felice di un accordo commerciale separato con Londra; che tutti gli accordi libero-scambio mondiale non servivano più (mica si sarà preoccupato di tutte le nostre manifestazioni no?); che la Merkel aveva commesso “un errore catastrofico” con la sua politica immigratoria. In fondo è il dividit et imperat identico di quello esistente all’interno dell’Unione Europea.

Peggio, (o meglio), Trump ha giudicato la Nato “obsoleta” e che un accordo sul nucleare con Mosca “sarebbe nell’interesse di molti” (magari noi no?); e quindi le sanzioni contro la Russia dovrebbero essere tolte. Forse una battuta contraddittoria, come altre, visto l’insistenza e l’accordo con la May per continuarle, e l’intervento all’Onu della nuova ambasciatrice americana N. Aley. Il segretario della Nato, dopo aver fatto tanto a piazzare tutti i suoi giocattoli per accerchiare la Russia, si è detto “preoccupato”.  Le Monde, noto giornale conservatore francese, (22/1/17) scriveva, imperdonabile, che Trump “vuole essere l’uomo del rinnovo dell’industria americana e non lo sceriffo di un ordine democratico occidentale da mantenere e da propagandare”. (Sic!). J. Biden, ancora vice-presidente per due giorni, ha lanciato un appello disperato per “salvare l’ordine liberale internazionale” … Il loro. Ma anche di un po’ dei nostri a sinistra.

Indubbiamente tutte le operazioni anti Russia di questi tre anni di “sanzioni” hanno reso Putin vincitore a medio termine eclissando tutto lo staff della troika di Bruxelles, forte con i deboli e in realtà debole e stizzosa con i forti. Non solo, ma i paesi ex sovietici così profondamente schiacciatisi sull’Unione, in una recente riunione hanno sottoscritto penosamente che “il riscaldamento delle relazioni con la Russia, cioè l’amicizia e la fiducia, sarebbe un grave errore”. E’ insopportabile e insostenibile, anzi intollerabile, doversi adesso riaccodare ad un cambiamento radicale, e spiegare…

Non deve quindi stupire l’isteria mass mediatica anti Putin e anti Trump dimenticando quale tallone di Achille possa essere. Fa quasi tenerezza, di come l’alta borghesia tenti di lottare in questo modo contro il “populismo”, cioè, come a loro piace trapelare, il basso. Cercando di imporre simpatie o avversioni, scelte di campo a priori, pur avendo notato che non funziona più così bene. E’ vero che anche per la sinistra, quella sé dicente, tutto non è più così chiaro, nemmeno l’assioma storico e ricorrente del pacifismo un bel po’ deteriorato. Nemmeno ha tenuto presente chi avrebbero dovuto rappresentare, che oggi sono altrove, e che nemmeno esiste una visione alternativa a quella vincente fino a ieri o per il futuro. Allora non è Trump che invade strumentalmente il campo e scombussola il disperato iter della linea della povertà del mondo del basso, ma è la sinistra che l’ha abbandonata. Se si certifica che un cittadino (italiano, europeo o nord americano) su tre è povero, e un secondo in buona via, perché costui dovrebbe rimanere nel mondo del bengodi del terzo? Qualunque cosa rappresenterebbe, a torto o a ragione, una speranza di cambiamento può essere cavalcato. Vengono individuate le responsabilità proprio dei democrats, se dicenti progressisti e riformisti perché “non c’è di meglio”, con davanti tutti i risultati deleteri più evidenti in tutti i paesi occidentali, con un PSE che non riesce più nemmeno ad essere socialdemocratico in termini storici. Possibile che debba essere la destra, che ha sempre governato, oggi Trump compreso, a proporre di rappresentare il cambiamento contro una ideologia non più sopportabile? Perché il neoliberismo è una ideologia non sopportabile. Nevvero? Che poi Trump lo faccia è un altro discorso, e “nisciune è fesse”, ma nessun altro, sufficientemente rappresentativo, lo dice con certezza e ne propone un cambiamento radicale.

Anche la Nato, guerrafondaia, che ha esaurito “la sua ragione sociale” originaria, non è più sopportabile. Nevvero? Giusto per quelli che sin dagli anni ’50 avevano come slogan:”Fuori l’Italia dalla Nato!” e non avevano paura della Russia. Mentre  “l’occupazione” militare del nostro territorio, non è finito molto bene.

Tutti gli euroscettici di questo tipo di Europa non possono che rallegrarsi, momentaneamente, come forse in silenzio si rallegrano ingenuamente le forze antiliberiste. (O no?). Aprendo tutte le contraddizioni. Non stupisce la sconfitta di G. Pittella (PSE) alla presidenza del Parlamento Europeo, il grande patto evidentemente non funziona più. Era un patto a perdere, visti i risultati di almeno due decenni. Visibilmente da “rompere” momentaneamente a causa delle due elezioni, in Francia e in Germania (dove faranno finta di scontrarsi, salvo a rinsaldare il patto dopo). Anche da noi riappaiono ombre del passato (tipo Prodi) a rassicurarci che adesso andrà sicuramente meglio con una “realistica Europa a due velocità”. A riproporre vecchie, e come nuove, proposte. Padroni e servi come dice sinteticamente e “volgarmente” Trump. Sembrano altri giochetti per il decennio a venire, quando saremo esangui e completamente prostrati. Ma ancora troppi credono al ritornello thatcheriano che “Non c’è alternativa” (NCA), forse non nel popolo del basso. A volte “la verità è strana quanto la finzione”. (M. Twain).

 

Toninodorazio.altervista.org

 

 

Precedente La piovra globalista Successivo La fine dei supermercati.