La cocciuta Germania ci riprova

La cocciuta Germania ci riprova.
Tonino D’Orazio 19 giugno 2015.
L’attacco e la guerra alla Russia sembra un vero e cocciuto pallino storico se non magari una tara della Germania.
Nella Prima guerra mondiale, l’impero tedesco, affiancato da Austria-Ungheria e Impero Ottomano, combatté contro la Russia ad oriente e contro la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ad occidente. Uscì sconfitta dal conflitto e la Germania dovette subire un umiliante trattato di pace nel 1919. Oltre a perdere le colonie d’oltremare e alcuni territori metropolitani, la Germania dovette pagare ingenti danni di guerra. Il totale delle perdite causate dal conflitto può essere stimato a più di 37 milioni, contando più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, cifra che fa della “Grande Guerra” uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana. Fine anni ’30, la Germania nazista si riarma per cui subisce il duro e asfissiante blocco commerciale fatto dagli inglesi (sono sempre dietro le quinte, anche oggi). Dopo la fallita invasione dell’Unione Sovietica iniziata nel 1941, la Germania nazista iniziò ad indietreggiare su tutti i fronti. Finché i russi non invasero per primi Berlino nel maggio 1945, aspettando gli alleati e distruggendo quel che rimaneva dai bombardamenti anglo-americani,. la Germania nazista venne definitivamente sconfitta. Più di 28 milioni di morti in Europa, (di cui quasi 20 milioni in Unione Sovietica, senza contare il resto del mondo), una specie di ulteriore “repulisti” umano, utile al rilancio della ristrutturazione capitalista in pieno boom nei decenni successivi. Dopo aver perso ancora ampi territori in favore della Polonia e dell’Unione Sovietica, la Germania venne divisa in tre stati. La Germania dell’Est se l’è già ripresa. Il resto e qualcosa in più con il predominio dell’euro e delle già predisposte future strutture e infrastrutture europee sono in fase.
Questa volta ci riprova di nuovo, però adesso con gli amici francesi e inglesi (altri nemici di sempre, dall’epoca di Carlomagno a seguire, per secoli) e l’amicone americano, gatto Silvestro. Ma gli inglesi non si sono mai fidati e stanno un passo indietro a guardare. Non sono, almeno ufficialmente, gli “animatori” del blocco economico contro la Russia, ma sono i più fedeli amici dei cugini Usa e sono sempre pronti.
Le tensioni sono tali che siamo entrati nella “normalità” dell’inizio delle minacce reciproche, da un anno a questa parte (“Tintinnio di sciabole”). La scusa per iniziare c’è sempre, basta prendere a prestito un altro paese. Strangolarne un altro economicamente, provocarlo, dandogli prepotentemente in anticipo la responsabilità dell’inizio delle ostilità. E’ sempre stato così. Dalla sempre efficace storiella del lupo e della pecora. Cosa c’entra la libertà dei popoli e l’autodeterminazione delle etnie affini in confronto “al mercato”. Gli inglesi e i francesi hanno massacrato e diviso a convenienza l’Africa con i confini imposti a suo tempo. Mi sembra che noi abbiamo fatto tre guerre d’indipendenza per riunificarci e all’interno ancora non è finita.
Oggi ci risiamo, nella solita leggerezza d’animo delle popolazioni che sperano che non succeda nulla, che siamo davanti solo a una dimostrazione muscolare di forza, ma intanto, aiutati dai mass media, già fanno (o gli fanno fare) di nuovo il tifo russofobo. Mischiando il tutto ad un nuovo e incomprensibile razzismo contro i musulmani, i sempiterni rom, i gay. Sembra non ancora esserci ebrei questa volta, ma quante volte la storia è tornata. Ormai anche il canale di Sicilia è diventato un olocausto acquatico, senza fumo, senza scorie e già senza memoria.
Intanto è stato deciso che la Nrf, (Nato Responce Force) che attualmente è dotata di 13mila soldati, passerà ad averne 30mila nel 2016. Nell’ambito della Nrf opererà la nuova brigata “Spearhead” (VJTF, forza di prontissima risposta, nel gergo Nato): 5mila soldati dispiegabili in 48 ore e che potranno contare su 6 centri di comando nell’est europeo «immediatamente operativi» in Polonia, Romania, Bulgaria, Estonia, Lettonia e Lituania. Tutti vecchi amici dei russi e tutti in mano a governi di destra, nella storia notoriamente pacifisti. Intanto la VJTF è però già schierabile attualmente grazie al contributo “volontario” di Germania, Olanda e Norvegia.
Il Pentagono è pronto a mandare armi e soldati nei Paesi baltici come “segnale” alla Russia, (New York Times,13 giugno). Carri armati, truppe di fanteria e altre armi pesanti, oltre a 5mila soldati.
Il presidente russo ha spiegato in una recente conferenza stampa che la Russia non crede alla storia che i nuovi missili americani in Europa servirebbero per intercettare eventuali lanci provenienti dall’Iran. Anche per la nostra intelligenza è di nuovo una gran balla, come le “armi di distruzione di massa” di Saddam. Basta vedere la cartina allegata (Non ho ancora quella futura prevista dagli Usa per il Pacifico e la Cina). “Secondo noi, l’obiettivo è la neutralizzazione del nostro potenziale missilistico nucleare”, ha spiegato Putin. Quindi inevitabile la contromossa, come quella di puntare i nuovi missili anche sulle città europee che partecipano all’operazione. Anche se “Mi fa orrore dirlo e anche solamente pensarci”. Ha annunciato il rafforzamento delle capacità militari russe con 40 nuovi missili balistici intercontinentali, dotati di testate nucleari, “in grado di sfuggire anche ai più sofisticati sistemi di difesa antimissilistica”. Conoscendoli c’è da crederci. “Se qualcuno mette in pericolo il territorio della Russia (“è la Nato ad avvicinarsi alle nostre frontiere, non noi”) essa deve puntare i propri armamenti verso i Paesi da dove proviene questa minaccia”. Noi che abbiamo sul nostro territorio almeno una sessantina di ordigni militari statunitensi sotto copertura della compartecipata Nato, non dovremmo dormirci sopra. Anche perché abbiamo a rappresentarci solo un bulletto in giro e che straparla o la pallida Mongherini. Mentre Germania e Francia ormai corrono affannosamente ai ripari, anche se ancora ufficialmente minaccianti, da un summit all’altro, il ministro degli affari esteri tedesco “teme che la situazione ci stia sfuggendo di mani”.
In quanto alle sanzioni, mai la dicotomia tra politica e affari è stat così evidente ai danni dell’Europa e dell’Italia in particolare. Putin ci ha appena ricordato i miliardi che abbiamo perso e che perdiamo mentre l’export verso la Russia delle aziende statunitensi – Paese-guida della coalizione pro-Ucraina e in realtà economicamente anti-Europa- registra un incremento del 23%. (Milano Finanza). A Pietroburgo, ieri, le compagnie petrolifere erano tutte in ginocchio a fare accordi con Gasprom. I maggiori fornitori della Russia, negli scambi internazionali, sono diventati attualmente i paesi del Brics e l’America del Sud. Una specie di boomerang.
Ma noi siamo occupati non dalla disperazione di quasi 10 milioni di poveri e almeno 8 di disoccupati ma da qualche decina di migliaia di immigrati, che tra l’altro, al pari di migliaia di nostri giovani emigrati non vedono l’ora di andare via da questo paese che non è più nostro (ma della Troika di Bruxelles) e non offre futuro a nessuno. Utilissimo paravento per pericolose operazioni coloniali alle nostre spalle e per potenziare (tutti i giorni, su tutte le reti, a tutte le ore, costruito contraltare di Renzi) il neofascista Salvini, nuovo garante delle sempre culturalmente arretrate destre italiane.

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