Controriforma del Senato

Controriforma del Senato

Tonino D’Orazio 25 luglio 2014.

Ovvero abolizione di parte della Costituzione verso la prima tappa del presidenzialismo previsto dalla P2 dei massoni eversivi di Gelli. Ma non è che nella famosa cupola, rimasta segreta, della P2 non vi siano i maggiori attori attuali?
Ancora un piccolo sforzo e la P2 targata DC andrà in porto, del resto la ministro Boschi non a caso cita Fanfani, un democristiano destroide, per rafforzare il suo(nefasto) ragionamento per far approvare il nuovo corso che porterà i senatori non ad essere scelti e votati dai cittadini, ma nominati dai poteri forti o dai capi bastone (anche con tanti inquisiti da salvare), il tutto grazie all’accordo renzi-berlusconi,un accordo che porterà altri disastri e rovina per i cittadini, lavoratori e pensionati. Il democristiano citato dalla Boschi, non solo è un suo (e di Renzi ) corregionale, ma addirittura un suo “compaesano”. Entrambi aretini. Non si può non ricordare in questo caso, come disse Dante, “di Arezzo, manco l’aria è bona”.
Né poteva mancare l’intervento a gamba tesa di re Giorgio a sostegno del suo ragazzo, forse ha fretta di vedere il risultato della decostituzionalizzazione prima di morire, dopo avervi lavorato per benino per 10 anni. E’ un giudizio sui risultati non sul lesa maestà con piccole diplomatiche indisposizioni.
Non a caso l’altra destra, Roberto Calderoni, quando e’ il suo turno di intervenire in aula al Senato dice:”Abbiamo riportato sui binari un treno che andava per conto suo” e rilancia il presidenzialismo, caro a Berlusconi che ci spera ancora, e ultimo tassello della P2.
Piccola differenza di posizioni nel PD:
– Bozza Chiti: i deputati vengono ridotti a 400, i senatori vengono ridotti a 106 ancora eletti direttamente dal popolo. Resta il voto e si risparmia sui costi della politica.
– Bozza Renzi: i deputati restano 630, i senatori vengono ridotti a 148 non eletti ma nominati dai 1100 consiglieri regionali dei quali quasi la metà (521) sono attualmente indagati.
Viene tolto il voto e i costi della politica aumentano, in quanto bisognerebbe pagare le trasferte ai senatori part-time ogni volta che si recano a Roma. Oltre al fatto che in realtà il Senato non conterà più nulla, viene messo su un binario morto e la sua abolizione è prevista sicuramente nella prossima urgentissima e necessaria riforma per rilanciare il paese. S’intravede già il pungolo del canuto Napoletano ad accelerare.
Comunque i “dissidenti” hanno annunciato che non voteranno contro il testo. Mezza faccia salvata. Stanno solo scherzando, nella commedia dell’arte la parodia è un elemento fondamentale.
Certo non si può cambiare la Costituzione così, a tutta velocità, con un gruppo di potere che si è consolidato grazie ad un colossale conflitto di interessi, e leggi anticostituzionali, così non è più democrazia. I potenti, favoriti dai loro servi, si rinserrano nella loro roccaforte. La democrazia si trasforma non solo di fatto ma anche di diritto in un’ oligarchia. Una specie di democrazia monarchica. Quando si dice riforme!
L’importante è tenere fuori il popolo. Come si fa? Referendum: serviranno 800.000 firme. Dopo le prime 400.000 la Corte costituzionale (sempre più politicizzata. A quando la sua semi-abolizione?) darà un parere preventivo di ammissibilità. Potranno riguardare o intere leggi o una parte purché essa abbia un valore normativo autonomo (!). Insomma hanno reso più difficile il ricorso ai referendum, cioè il ricorso alla democrazia diretta. (Ricordate i consigli di Junker per Grecia, Austria e Cipro?).
Per i Ddl di iniziativa popolare: salgono da 50.000 a 250.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste, e speriamo senza “ghigliottina”.

Di nuovo la Boschi: “ma noi sappiamo che su questa riforma c’è un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non è un’approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide”. Quale mondo accademico, quali spalle? Quello dei baroni universitari ormai asserviti al regime dalla Gelmini in poi e entrati “in affare e gestione” con la Confindustria? Guardate lo sfacelo in corso degli atenei. Ma gli altri noti costituzionalisti che non sono d’accordo? Qual’è veramente il vecchio che avanza? Mi devo sentire conservatore perché difendo la Costituzione?
La Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, alla quale rimane qualche pudore democratico sedimentato nel passato: “Invito i colleghi, fermo restando che quest’aula è sovrana (ma va!) a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perché rischiamo di perdere per strada la pulizia (non c’era parola o lapsus più appropriati) dell’opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole “regime”, “deriva autoritaria”, “violenza sulla Costituzione” se pronunciate in quest’aula sono macigni”. E’ quasi una demonizzazione della realtà, quella vera, non quella costruita ad hoc per chiacchieroni e babbei. Sembra invitare la Boldrini ad una nuova “tagliola”. Giusto per confermare che se si fa una volta, l’abuso e la deregolamentazione, si può fare sempre. Problema di assuefazione, tanto i media sono lì per giustificare e pipa. Magari la stessa opposizione non è democratica, è un nemico da abbattere.
Sempre nell’ambito della parodia, può un partitino come Sel, legato al carro del PD, sine qua non, proporre 6.000 emendamenti e alzare il polverone? Aiutano a giustificare la “tagliola” di Boldrini?
Per FI, Romani, non senza umorismo, si è soffermato sull’esigenza di “precisare meglio” alcuni punti del testo del nuovo articolo 57 della Costituzione e non propongono “cambiamenti rilevanti”. Ritenendo l’elezione dei futuri senatori da parte dei Consigli regionali, semplicemente “una piccola modifica sintattica”. Da doppiopettisti ormai conosciuti propongono intanto circa mille emendamenti.
Bisognerà pure ascoltare cos’ha da dire l’unica opposizione vera esistente, piaccia o no, nelle sedi parlamentari. Magari quelli che sostengono il valore della Costituzione repubblicana e antifascista ne potranno ritrovare il filo, Anpi compreso. M5S propone: l’elezione diretta ( che è il dettame della Corte Costituzionale, nulla di rivoluzionario) e il referendum senza quorum (affinché non si sprechino le opportunità di partecipazione quando il governo (magari il Parlamento!) fa quello che non va bene. Infatti i testi presentati dal M5S spaziano dall’introduzione dell’elezione diretta dei senatori, alla riduzione del 50% del numero dei deputati e dei senatori e nel dimezzare le loro indennità. Propone poi di rafforzare gli strumenti di democrazia diretta con referendum propositivi e abrogativi senza quorum. Tra gli emendamenti, anche uno per introdurre lo strumento del “recall”, con cui i cittadini possono togliere la fiducia ai singoli parlamentari fedifraghi o simoniaci della rappresentanza. Di questi tempi sembra un concetto amorale, abituati a scandalizzarci massimo per 30 secondi.
In realtà cosa nasconde questa fretta di riforma del Senato se non uno sfacelo economico e etico in atto e un narcisismo evidente da comando.
Una riforma al mese, pagamento di tutti i debiti della PA con le imprese entro 15 giorni, censimento sul patto di stabilità entro il 10 marzo, legge sul conflitto di interessi entro i primi 100 giorni, 4 miliardi per l’edilizia scolastica entro aprile, Job Act pronto per l’incontro con la Merkel, 1 miliardo per i giovani entro maggio, legge elettorale e porcata inclusa entro maggio, riforma del Senato entro luglio, giù le tasse per pensionati e partite IVA, 15 mila nuove assunzioni nella PA, pagamento tasse con un SMS, abolizione del 730, crescita entro l’anno (ipotesi duratura e rimandata da 10 anni! Eppure funziona ancora! Perché dimentichiamo che per pochi la crescita è raddoppiata e c’è ancora), nessuna nuova manovra finanziaria. Quest’ultima è incredibile, aspettiamo che ce lo “chieda l’Europa” così Renzi e il Partito Unico non ne hanno responsabilità e tutti i mass media saranno adoranti mentre lui farà finta di battere i pugni sul tavolo, almeno i suoi gli crederanno. Anzi tutto il Partito Unico (FI-PD) dovrà credergli. Vedremo cosa dirà quando dovrà applicare il dictat del FMI (preannunciato e ribadito da tempo), sul prelievo del 10% sui conti correnti dei cittadini che hanno la sfortuna di doverci lasciare qualche soldo, gli altri sono volati via da tempo. Un po’ come a Cipro dove la sperimentazione ha funzionato, e poi politicamente non è successo nulla. Allora si vede che se lo meritavano.
Dopo tutti questi annunci fini a se stessi e chiaramente falliti, (vero o no?), la sola cosa che Renzie sta facendo veramente è estendere l’immunità parlamentare ai sindaci e ai consiglieri, mantenerlo per Parlamento e futuro Senato perché ha troppi amici nei guai, a destra e sinistra, innalzare furbescamente le tasse e togliere il diritto di voto diretto. Oltre già a far ridere tutta l’Europa, che ovviamente ritenendolo semplicemente un italiano e non uno statista rivoluzionario della provvidenza come da noi, aspetta che “a da passà a nuttate” del semestre italiano, con tutte le sue chiacchiere. Qualcuno gli avrà pur detto che il suo 40% rappresenta solo 20 italiani su 100. Oltre alle proposte più strampalate e inesperte per la direzione delle Commissioni. Dove andrebbe bene sia la Mongherini che qualche vigile urbano toscano per la carica europea della rappresentanza delle politiche internazionali. Per quel che vale è forse meglio metterci direttamente qualche segretaria amministrativa anglosassone della Cia o della Nato. O la notissima e esperta amica Mongherini.

 

Precedente Ipocrisia e incoerenza cattolica Successivo Gli amici nemici