Violenti scontri istituzionali

Violenti scontri istituzionali.
Tonino D’Orazio. 19 marzo 2015.
Renzi sfida tutti. Semina vento. Appena possono lo ripagano. Che coincidenza! Appena la legge anticorruzione approda in Senato, dove i numeri sono risicati per una approvazione pilotata, scatta il putiferio del Ministero dei Lavori Pubblici. Ora cosa si vota? L’imperturbabilità? Si dice no e si vota si? Il comma tot e la legge tot può ancora arginare la devastante e pluriennale cultura dell’illegalità?
Oltre 100 perquisizioni, oltre 50 indagati e quattro arresti in tema di appalti pubblici. E’ il risultato di una maxi operazione dei carabinieri del Ros, coordinata dalla procura di Firenze.
Intanto il ministro Lupi non si dimette. Nessuno aveva il dubbio che potesse succedere. Non siamo mica in Inghilterra o in Germania dove basta essere nell’alone. Siamo solo l’ultimo paese del Nord Africa. Tanto ormai, almeno da Tangentopoli (1992) non succede nulla, anzi si ricomincia sempre daccapo. Ma non hanno capito che tanto, prima o poi, a secondo delle necessità, viene tutto fuori?
Politici che coprono oscuri “mandarini” tronfi di potere, come se tutta la corruzione italiana, quella a larghe vedute milionarie in euro, non fosse annidata in tutti i gangli dello stato, dai giudici, dai politici ai militari, fino spesso al più o meno oscuro usciere pubblico e privato per pochi euro. Menzogne di politici e del governo al Parlamento, reiterate negli anni. Parlamentari che si accontentano di tutto e non sanno più chi rappresentano se non loro stessi, a giorni alterni.
Non manca nulla nell’elenco delle truffe miliardarie, dall’ultimo scandalo Expo di Milano, al Mose di Venezia, alla TAV di Torino, alla svendita delle Ferrovie Italiane, (caspita, tutto al nord, da Salvini), persino allo straordinario e storico pozzo di san Patrizio della Salerno-Reggio Calabria o al ponte di Messina di cui non sappiamo più nulla ma che sicuramente sta assorbendo milioni di penalità. Manca ancora l’Eni e la Finmeccanica, ma qualche avvisaglia c’è già. Uscirà al “momento opportuno”. Un po’ alla volta per favore, ci siamo appena ripresi da “Roma ladrona” dove erano spariti solo 200 milioni.
Eppure il socialista “Ercolino” Incalza era già finito nel mirino dei giudici, tanto da essere stato indagato in ben 14 procedimenti: tutti conclusi con il suo proscioglimento o la decadenza dei termini, ormai tecnica giudiziaria ben rodata e senza responsabilità. E questo sarà il prossimo, una volta calmatesi le acque. Il sistema corruttivo “andava avanti da molto tempo, da almeno 10 anni”, hanno spiegato gli inquirenti della procura in conferenza stampa. Se c’è voluto tanto, quando per vox populi tutti gli appalti puzzano dappertutto, bisogna ammettere che queste persone fanno parte del “geniaccio” italico del male, oppure che la ragnatela dell’omertà è più grande di quella mafiosa, oppure che esiste una cerchia di potere superiore a quella politica pur sempre “passeggera e amichevole” nel tempo. Tanto che addirittura Incalza butta giù il programma di governo che il Nuovo Centro Destra avrebbe dovuto presentare alla coalizione. Possibile? Dicono proprio di sì.
Ne approfitta il Sabelli, presidente dall’Associazione Nazionale Magistrati, togliendosi non i sassolini ma le pietre dalle scarpe, dopo la legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Va giù pesante: “I magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati“. Ma si riferiva anche a una serie di interventi legislativi che avrebbero favorito i corrotti, a cominciare dall’epoca di Tangentopoli, per arrivare nel 2002 “alla depenalizzazione del falso in bilancio e nel 2005 alla riduzione della prescrizione“. Insomma la storia di venti anni dell’illuminata, gloriosa e impunita imprenditoria italiana con a capo i loro committenti politici di vario stampo, che pilota l’Italia verso la sempre più lontana luce del tunnel nel quale ci hanno messo. Ultima novità per evitare anche eventuali ispezioni. L’Agenzia Unica così come progettata dal governo non migliorerà i servizi ispettivi, e metterà a rischio la stessa attività ispettiva, (finalmente), smantellando il Ministero del Lavoro (tanto, piano piano non serve più, potrebbe rimanere solo quello padronale dell’Industria), depotenziando l’azione degli ispettori di Inail e Inps. Le barriere vanno eliminate tutte alla libera rapina imprenditoriale, degli appalti, del lavoro nero e dello sfruttamento.
Incalza sta lì da sette governi, è ancora in funzione, non sappiamo ancora con quale remunerazione se non probabilmente da co.co.co di lusso a trattativa mezzo segreto-privata, malgrado sia andato in pensione (d’oro sicuramente, tanto oggi pagano i lavoratori), doveva proprio essere il burattinaio siciliano utile e inamovibile di chissà quale intreccio. Quanto ci piace il mistero, il patto segreto!
Chissà cosa ne pensano i 47 condannati, a fine gennaio dal giudice di Torino Bosio, con pene fino a quattro anni e sei mesi di reclusione, per un totale di oltre 140 anni di carcere, perché difendevano il loro territorio, definito “comprensoricidio”, dall’avanzare, legalmente violento della inutile TAV, delle mafie varie? E tutti quei poliziotti che in nome dello stato, e prendendo anche botte, in fondo proteggevano i corrotti e i corruttori che si arricchivano nell’ombra degli appalti? Era previsto anche l’aggiunta del lievito per fare gonfiare gli appalti con il tempo, fino al 40/50% dopo aver già triplicato i costi. Una inezia in confronto agli altri appalti decennali che raddoppiavano e triplicavano successivamente.
Lupi dovrà dimettersi, prima o poi. La sua situazione è insostenibile anche per un decisionista come Renzi. Tra l’altro molti nodi del suo operato stanno venendo al pettine. A parte la grande fregatura data ai lavoratori con il Job Cract, e l’ulteriore saccheggio dell’Inps con la decontribuzione previdenziale per tre anni a favore degli appaltatori (che utilizzeranno il tempo indeterminato finché avranno i soldi mentre i lavoratori non cumuleranno contributi per la pensione), non si è visto un granché per un minimo di soluzione dei problemi veri che affliggono i cittadini, aumento di tasse dirette e indirette comprese. Nemmeno i sondaggi pilotati riescono a rialzare la sua presunta popolarità.
Ma sostenere un Lupi, ministro! Meglio si metta da parte, gli troveranno qualche compensazione più tardi, magari facendolo assumere ad alto rango in qualche bene comune privatizzato, per risarcirlo, vergogna compresa. Intanto, da parlamentare avrà l’immunità e poi verrà rieletto. Chi perde una poltrona sicuramente la riavrà difficilmente. Si stanno riorganizzando elettoralmente affinché il “tutti a casa” non abbia senso. E poi, a casa di chi?

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