Succede in Portogallo e non altrove

Succede in Portogallo e non altrove

Tonino D’Orazio. 8 gennaio 2018.

I socialisti e le varie sinistre portoghesi stanno dimostrando che si può uscire dalla crisi senza lacrime e sangue (sempre degli stessi), e senza il dogma dell’austerità. Basta ridefinire chi si è, e cosa si fa, al di fuori delle chiacchiere.

Il governo portoghese, ricordiamoci con un presidente della repubblica di destra (un po’ come l’ottuso Napolitano) che gli ha messo non pochi bastoni fra ruote, è tornato a ridare senso alla parola riforme. Riforme non proprio in linea con quelle volute da Bruxelles, visto che il premier socialista Antonio Costa, appoggiandosi a una maggioranza parlamentare tutta di sinistra e con forti venature anti-austerità e persino euro-scettiche, ha applicato un ritorno al passato con lo smantellamento delle riforme attuate dal precedente esecutivo conservatore di Pedro Passos-Coelho. Se è vero che parte di quelle misure sono state riviste, con la reintroduzione di alcune festività soppresse nel pubblico impiego e l’allentamento dell’austerità su dipendenti pubblici e pensionati, grazie anche al boom sia delle esportazioni sia dei consumi interni, si è registrata negli anni una ripresa economica quasi impensabile poco prima.

Crescita, se il Pil vale sempre come parametro, del 9% dal 2014 al 2017, (Italia, previsto 4,2) ma soprattutto con un vistoso calo della disoccupazione, sceso all’8,6% dal 18% del 2013, smantellando una specie di jobs act alla portoghese imposto dal precedente governo di destra e dalla troika, che altro non è.

Non stupisce quindi che la sinistra portoghese abbia trionfato nelle recenti ultime elezioni amministrative, conquistando gran parte dei seggi di sindaci in palio e in fondo, risultato clamoroso, è l’unico governo di sinistra a vincere in Europa. Per questo non ne saprete nulla dai mass media. E’ la dimostrazione per difetto della loro ubbidienza ai padroni delle lobby economiche-bancarie che governano l’Unione. Sarete occupati dalle stupide e mafiose minacce Usa all’Onu, (alla quale Trump ha già tagliato i fondi), dimostrazione di “a che punto siamo arrivati” nella costruzione di un impero (ancora ci credono) che fa acqua da tutte le parti, o del nazista israeliano Netanyau che, dopo essere andato a “minacciare” il ragazzino presidente francese Macron per la questione di Gerusalemme, (tant’è vero che tutta l’Europa balbetta “i due stati” aspettando che la Palestina venga semplicemente annessa come ultimo atto dell’ipocrisia internazionale), porta il suo mezzo paese ad uscire dall’Unesco, cioè dalla storia e dalla cultura del mondo. In fondo hanno sempre amato isolarsi dando la colpa agli altri. Netanyau ha ripreso il sorriso con la stretta di mano felice al rappresentante del Guatemala per il primo spostamento di un’ambasciata a Gerusalemme. Quando i servi arrivano prima del padrone!

Ovviamente il governo portoghese dimostra che anche il Fiscal Compact imposto dalla troika di Bruxelles può essere utilizzato in altro modo, cioè bloccando il drenaggio finanziario verso l’alto e iniziando una equilibrata ridistribuzione verso il basso. In fondo è la dimostrazione che non solo si può fare ma anche che funziona.  Se poi lo dimostrano anche Standard&Poor’s, Ficht e JP.Morgan rialzando i titoli di stato portoghesi di un’altra lettera e qualche +, dovremmo proprio credere che qualcosa stia avvenendo. Nel senso che loro, insieme ad altri parassiti, sicuramente rivedono scientificamente e in positivo come continuare a “mangiarci” sopra chiamandolo “investimento”.

Le frizioni permangono anche in tutta l’Unione. Paesi che non sanno più cosa fare con l’amico Trump che li trascina col bavero a piegarsi ai soli interessi americani, dalla continua spinta alla guerriglia anti-russa (continuità diventato obbligatorio proseguimento della politica obamiana e clintoniana) che paghiamo noi, al taglio dei fondi Nato per servirli meglio, continuando però la vendita di armi sofisticate all’Ukraina, prossimo fronte reale di guerra con solito genocidio alla chiave. Al nostro intervento militare al loro fianco dappertutto dove decidono di invadere altri paesi e derubarli, soprattutto del petrolio, in nome della democrazia. Con un Gentiloni che sfacciatamente, alla vigilia di una festa dedicata soprattutto alla pace, annuncia un intervento militare in Niger, (maggior introito petrolifero dell’Eni con enorme scandalo di corruzione appena alla ribalta e nuove miniere di minerali pregiati), in nome “dell’aiuto alla popolazione e contro il terrorismo”.  Fino a quando può funzionare una balla così enorme? Funziona sempre.

Sempre nell’Unione altre tensioni si acutizzano. Come le minacce della troika di sanzioni alla Polonia che replica duramente (fascisti ad altri fascisti sulla democrazia) con la controminaccia di uscire dall’Unione. La situazione in Catalogna si sviluppa in un silenzio mass mediatico stupendo, dove i partiti indipendentisti hanno ottenuto la maggioranza in parlamento, con una partecipazione straordinaria al voto, lasciando nudi: lo stupido Rajoy che pensava di vincere con la forza, dopo aver massacrato la popolazione, arrestato i leader istituzionali catalani, imposto di sopruso e non richiesta una tornata elettorale; il re, che le repubbliche hanno fatto sempre traballare; i mass media nostrani, servili e avulsi alla democrazia, che dichiaravano lo stesso Pugemont “un folle che era scappato e si era dato la zappa sui piedi”; i trucchetti della troika di Bruxelles, allergica a qualsiasi cambiamento al regime neoliberista imposto. Chissà cos’hanno pensato i Corsi portando a maggioranza di governo dell’isola i loro separatisti.

Ormai nell’Unione parecchi governi, per le politiche perseguite, sono a destra, se non all’estrema destra, Italia e Francia compresi. Aspettando la Germania di Merkel-Schulz, un amore troppo profondo e duraturo, al di là degli insulti elettorali. Si sa, i divorzi cominciano così e a volte gli interessi o un ritorno di fiamma li fanno riappacificare malgrado tutto. Basta aspettare che la gente dimentichi un po’. L’Austria ormai a destra scalpita ma solo sulla frontiera italiana. La Olanda, a destra, scalpita. L’Ungheria fascista non smette. La Polonia, il Belgio, la Danimarca, la Norvegia, la Svezia, l’Islanda, la Slovacchia, la Rep. Ceca … Vincono tutti di destra come euro-scettici ma solo per riportare le popolazioni sotto lo stesso controllo, visto che una volta eletti, i propositi anti si ammorbidiscono non poco. E’ ineluttabile perché sono neoliberisti e quindi ontologicamente di destra, e alla fine rimangono solo i propositi razzisti che suscitano tante emozioni, paure e portano loro tanti voti utili. Aspettando la Grecia che non sembra abbia avuto le opportunità del Portogallo.

Ormai in tutte le campagne elettorali, i partiti e le coalizioni che hanno governato rischiano di promettere e stra-promettere quel che non hanno potuto fare in questo ultimo ventennio. Quelli che lo sanno promettono solo briciole comprese nei “trenta denari”. Il programma, certo e più sicuro, sta nel silenzio vigile della troika di Bruxelles che aspetta che le elezioni passino, un po’ come la foga giovanile, per riprendere il bastone del comando antisociale, gridando “Al lupo! Al lupo!” per la crescita dei loro amici di estrema destra. Risorsa storica estremamente utile per tenere a bada popoli ricalcitranti. Oppure la promessa di 50 miliardi sapendo che siamo incapaci, come succede da decenni, di utilizzarli e che ne ridaremo indietro gran parte.

La situazione è drammatica, ma tutto non è perduto.

 

 

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