Tonino D’Orazio. 5 maggio 2015.
Molta retorica. Molto tran tran mediatico. Mai come questo anno tutte le reti televisive, almeno per una settimana intera, hanno proposto film e filmati del periodo di fine guerra per il 25 aprile. Molti sulla Resistenza, altri sul fascismo. Nel frattempo si finiva a demolire la Costituzione, frutto di quella Resistenza e di quelle gloriosi morti per la libertà. Si imbrigliava il diritto di voto e di scelta dei cittadini nel infantile gioco di “asso piglia tutto”, arrogandosi, l’Esecutivo, tutti i poteri.
In quasi tutti i filmati scompaiono le responsabilità collettive. Assurgono solo quelle individuali, dimenticando che se Mussolini avesse accettato le elezioni, dopo due o tre anni di “orgoglio nazionale”, sarebbe stato eletto in modo plebiscitario. Parola strana, con il termine plebe, come populismo con il termine popolo. Responsabilità collettive per il lungo e convinto sostegno dato a Mussolini che traspaiono solo in pochi fotogrammi di piazze stracolme e dell’artista all’opera sulle balconate. Il fatto è che dietro al termine “gli italiani” si possa nascondere tutto e tutti in un grande amalgama è più che reale. Che rimanga il cuore debole per le vittime e duro per i colpevoli, in modo da non dimenticare niente.
Non sanno fino a che punto si possa sfruttare e comprimere il popolo, ma si attrezzano aprendo le porte ai nuovi fascismi, a sempre nuove e sottili repressioni delle libertà individuali. A sempre meno possibilità di decisione con il voto, imbrigliandolo. A cautela. La resistenza va spezzettata e indebolita passo passo, in tempo, in base a un progetto e programma precisi. Magari con stragi, tempo fa, e paure di vario genere oggi, dallo spread all’Isis e agli immigrati.
Dall’altra parte le classi sfruttate pur concependo la necessità di una giustizia sociale, sono incapaci di realizzarla. Anzi sembrano amare e votare i loro aguzzini. Quale tipo di resistenza possibile, oggi, all’obbrobrio della miseria e della povertà di queste classi davanti a 10% della popolazione che vive un secondo Eldorado, sfacciato e tracotante, ingurgitando anche la loro anima e quella della loro nuova e già raminga prole. Con una sconfitta anche della piccola borghesia che potrebbe patteggiare con le classi subalterne e riconquistare anche lei un minimo di sopravvivenza. Sembra tardi anche per loro, si erano illusi di appartenere ad una classe unica, e non demordono ancora. Hanno appena iniziato la lenta discesa verso l’impoverimento. Hanno ancora un po’ di risparmi e di riserve accumulate per aspettare la sicura e speranzosa uscita dal tunnel. Poi dovranno pensare a come utilizzare le classi subalterne per ricominciare a tornare al comando. Ma i tempi sono cambiati e gli avversari vengono colpiti meglio quando sono a terra. Devono scomparire democraticamente affinché il duello wester possa svolgersi tra due contendenti, anche truccando le carte. Con il beneplacito di un nuovo falso Garante. Tutti iscritti all’Anpi, per maggiore chiarezza.