Tonino D’Orazio, 30 settembre 2014.
L’affondo in prosopopea di Renzi, rende tutti perplessi. “Noi non cancelliamo semplicemente l’art 18, ma tutti i co.co.co, co.co.pro, cancelliamo il precariato e tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto del precariato la forma prevalente del lavoro. Questo diritto che c’è arriva da un giudice, noi vogliamo cancellare questo. Non voglio che la scelta di licenziare o assumere sia in mano ad un giudice, deve essere in mano all’imprenditore.” Finalmente cade la maschera sua e del PD. Il lavoro non è più un diritto garantito dalla Costituzione e dalle leggi dello stato tramite la magistratura, è una semplice merce da bancarella, in mano ad “imprenditori” che non ce nè uno in regola con la legge. Cita:” “Il lavoro non è un diritto in Italia, il lavoro è un dovere”. A dire il vero ci eravamo già accorti che l’Italia non è più una Repubblica fondata sul lavoro. Magari ci fosse per essere “doverosi”. Poi la giusta e incredibile chiacchiera: “L’importante è che lo Stato non lasci a casa nessuno”. “Io non tratto con la minoranza del partito ma con i lavoratori” e dice basta a una sinistra “opportunista e inchiodata al 25%”, che fa dell’articolo 18 una “battaglia ideologica”. Sembra non capire, oppure sì, i grandi benefici le opportunità, per i padroni, dell’infame (visti i risultati) legge Biagi. Non gliela faranno smontare facilmente, anzi potranno licenziare a piacimento (e con il contributo dello stato) 8 milioni di lavoratori “garantiti” dall’art.18 e riprenderne 6/7 milioni a progetto. Il resto svilupperà le lacrime di coccodrillo di politici e di talk show sull’aumento della disoccupazione in Italia. Come ad ogni riforma annuale, se non semestrale, del mercato del lavoro.
Renzie ironicamente dà a se stesso un consiglio valido per i sindacati: “”Le mediazioni vanno bene, il compromesso va bene, ma non si fanno a tutti i costi i compromessi”.
La Cgil si dichiara pronta ad “accettare la sfida”, apprezzando “i toni diversi dal passato” del premier. Scherziamo? Quali toni diversi? Quale “passato” se in cinque mesi non ha fatto altro che dichiarare che “può fare a meno” di tutti (anche del parlamento) grazie all’amico Berlusconi che notoriamente, da piduista, sa che la forza del sindacato deve essere distrutta per avere le mani totalmente libere. Come si può prevedere una “grande manifestazione” disinnescandola con tentativi di consultazioni sapendo che la legge sulla riforma del lavoro sarà già approvata personalmente da Renzie e dal fedele amico Berlusconi. Infatti Cisl e Uil si sono già smarcati, come sempre. Uno dimettendosi, l’altro trovando la proposta “interessante”.
Dopo l’abbattimento dell’art.18 , in fase avanzata, il FMI ha già ordinato la prossima mossa: ridurre le pensioni. Quelle che sono già le più povere dell’UE. Tutti alla fame. Indipendentemente dall’aumento e dai prossimi rincari annunciati come energia (+ 5,9%) e gas (+ 6,8%) con l’avanzare della stagione fredda. Grazie Obama, Merkel e Mongherini. Ci hanno fatto già pagare l’embargo e le “sanzioni” alla Russia. Loro ideologicamente decidono e sparlano e noi paghiamo.
Infatti sembrano i pupari della nostra storia, della nostra Costituzione, della nostra economia e della nostra cultura pacifica. Le utilizzano a piacimento personale, scaraventandoci, come dice Bergoglio in una terza guerra mondiale diffusa e in una povertà ormai endemica. Con il nostro plauso alienato.
L’abbattimento dell’art.18, anche se non serve, lo hanno deciso altri, per pura ideologia. L’Italia è cavia della disarticolazione della giurisprudenza del lavoro e della sua dignità. Ovviamente facendola fare alla “sinistra”.