Pillole economiche dal mondo (19)

Tonino D’Orazio. 27 novembre 2018.

Caduta rovinosa del bitcoin. Ma questo bitcoin? Sembra più una religione che una moneta. Si crede sia illimitata. Si crede sia sicura. Si crede sia creata da Satoshi … che nessuno ha mai visto. Potrebbe essere chiunque, una banca, Bill Gates, la NSA (National Security of America) se non il KGB … Certamente, piazzare soldi su cose “inesistenti”, la cui tecnologia rimane ambigua per molti, le cui piattaforme si fanno regolarmente derubare dagli hackers, creata da una persona mai vista ma che tutti garantiscono che le transazioni sono anonime e non tracciabili ma ben registrate … bisogna fermarsi un attimo. Come tutte le speculazioni veloci, si può guadagnare molto come perdere tutto rapidamente. Il valore (comunque misurato in dollari per poterli scambiare da informale a formale) in poco più di tre mesi è passato da 6.200, una punta a 7.850 (prima settimana di settembre), ricaduta a 6.150 due giorni dopo; rimasto più o meno stabile ottobre e quindicina di novembre tra 6.200 e 6.600; ultimi giorni novembre è crollato prima a 5.500 poi a 4.500 due giorni dopo. L’anno scorso era a 19.873 USD. Non si capisce bene perché, ma è comprensibile la difficoltà di salire su questa giostra, o meglio, montagna russa. Anche perché prima o poi saranno i bitcoin emessi dagli stati o dalle grandi banche a fare legge. Tant’è che in Francia si potranno acquistare nei tabaccai dall’inizio di gennaio prossimo. Più preoccupante per la democrazia, infatti, è la messa in opera della tecnologia block-chain come infernale controllo del sistema sociale. È uno strumento messo in atto in un momento di grande analfabetismo tecnologico di più dell’80% dei cittadini nel mondo.

Black Friday, giornata nera perché vi si comperava schiavi con lo sconto. Famosa giornata nera annuale dove il totalitarismo mercantile ci chiede di spegnere il nostro cervello e fare affari d’oro, (che in verità li fanno altri), sapendo che ogni volta che comprate una cosa inutile regalate anche il 22% di IVA allo Stato. Trasformare il Black Friday in vera giornata nera per le grandi multinazionali che inquinano l’intero pianeta, distruggono l’ambiente, disprezzano gli aspetti sociali, delocalizzano, ricattano moralmente ecc.. è proprio un dovere. In Francia i “Gilets Jaunes”, oltre a bloccare molte strade se la sono presa anche con i supermercati Auchan. In fondo, se il popolo non ha più soldi, cessare di consumare e acquistare solo l’assoluto indispensabile, nutrimento e medicine, diventa rivoluzionario per un cambio reale di società. Inoltre, mantenere il proprio denaro liquido lo è parimente. Non per diffidare delle banche ma la Grecia ci avrà pure insegnato qualcosa.

Carlos Tavares, presidente di PSA (Peugeot), il primo e il solo, ha emesso pubblicamente alcuni propositi critici verso le automobili elettriche e il loro futuro. Secondo lui la transizione energetica potrebbe essere un’affabulazione. “Non vorrei che fra 30 anni scoprissimo qualcosa di meno bello di quello che sembri oggi, per esempio sull’ inquinamento del riciclaggio delle batterie, l’utilizzo e il consumo intensivo di materie rare del pianeta, le emissioni elettromagnetiche delle batterie in fase di ricarica e la salute”. Tavares non va contro corrente, infatti non polemizza con i Verdi, i più grandi e efficaci alleati degli industriali, o sull’energia pulita, ma invita a riflettere. Quando tutti pensano allo stesso modo significa che più nessuno pensa. Ma ciò implica anche una diversità di pensiero e di proposte oltre che di opinioni. Rilancia, tra l’altro, in aggiunta, che non vi sono studi sull’impatto e su ciò che significhi una mobilità generale cento per cento elettrica. Nel frattempo i governi, i tecnocrati e i politici dell’Unione europea si stanno prendendo una bella responsabilità scientifica sulla scelta della tecnologia, in assenza di una capacità collettiva di “pensare”. Per questo i suoi propositi sono interessanti in questo settore, dove ormai non si è più autorizzati a pensare. Il riscaldamento climatico non si discute. Le politiche ecologiche nemmeno. Quelle nucleari nemmeno. La transizione energetica necessaria, nemmeno. E la fiscalità sempre maggiore connesse a tutte queste tematiche … nemmeno. Se uno pensasse solo alla perdita delle accise sui carburanti …

Brexit. Per Junker vedere un paese che lascia l’Unione è una vera tragedia. Sembra un lapsus, ma aggiunge … “come per eventuali altri paesi d’altronde”. Pochi hanno ritenuto commentare questa terribile “uscita” di Junker. Sembra un triste avvenire per un’Europa odiata da popoli che non vi si riconoscono più. Un po’ come se la partenza della Gran Bretagna desse l’idea della fine dell’Unione così come la conosciamo.

La rivolta dei “Gilets jaunes” in Francia. “Non vogliamo aumenti salariali, vogliamo una diminuzione delle tasse e dei prezzi”. Un vero paradigma. Dice il ministro francese dei Conti Pubblici : “I Gilets jaunes sono un movimento un po’ contradditorio che vuole una riduzione delle tasse e un migliore servizio pubblico”. In tutti i casi Macron ha perso perché l’impressione è che la sua politica sia contro il popolo e non per il suo bene. E’ un popolo che non ce la fa più. E’ lo scollamento vero di tutti i popoli d’Europa nei confronti dei loro governi e delle politiche economiche portate avanti soprattutto in questo decennio. Il popolo, (i popoli), non perdona più davanti a governi servili degli interessi privati (in questo caso, per i prezzi, anche dei supermercati) e dell’arricchimento di pochi sulla miseria crescente di molti. Non è sufficiente dire “sono fascisti” pensando di nascondere la realtà o facendo finta di vedere solo le “violenze” proposteci scientificamente dai mass media, e non decine di migliaia di cittadini che protestano pacificamente. I governi sanno che le marce pacifiche e testarde sono quelle più pericolose e difficili da “controllare”. Tutta la storia ce lo insegna, da Ghandi a Mandela, ecc… Anche in Francia finché non “degenerano”.

Quando l’America avanza l’Europa si ritira. Non è banale “l’uscita” di Macron su una difesa europea per proteggerci dalla Cina, dalla Russia e dagli Stati Uniti, non più tanto amici. Un esempio, la Total, teoricamente francese. “A causa delle sanzioni americane il gruppo petrolifero pubblico cinese CNPC rimpiazzerà, come previsto, la francese Total nel progetto del gas del South Pars, in Iran. L’informazione ufficiale viene dal ministro iraniano del petrolio. Il gigante francese, presente negli Stati Uniti e avendo azionisti americani, non poteva rischiare di contravvenire alle sanzioni di Washington”. (Le Figaro). Lo sviluppo della fase 11 del South Pars attribuiva alla Total il 50,1 % del più grande deposito di gas al mondo e enormi benefici. E’ un caso emblematico che dimostra l’impotenza dello Stato francese, dell’Europa, ma anche di una grande impresa. I flussi finanziari e azionari sono talmente interconnessi che non vi sono alternative all’impotenza dell’azione pubblica. Abbiamo lasciato svilupparsi una mondializzazione tentacolare fino a farla diventare fuori controllo. In fondo anche la demondializzazione di Trump porta vantaggi solo agli americani.

La crescita dei salari è al livello più basso da 10 anni, lo dice l’OIL (Organizzazione Internazionale del lavoro) nella sua edizione 2018/2019 pubblicata lunedì 26 novembre. La crescita dei salari non è mai stata così bassa da almeno dieci anni. “Ben al di sotto dei livelli ante crisi finanziaria mondiale del 2008. Inoltre, le differenze salariali tra uomini e donne rimangono dappertutto a un livello inaccettabile, cioè almeno 20% in meno per le donne”. Le cause sono note: mondializzazione/delocalizzazione, informatizzazione/robotica, immigrazione (e non solo) concorrenziale nel mercato basso del lavoro. In fondo un mercato rimane sempre un mercato e retto dalla domanda e dall’offerta. Troppa offerta e assenza di lavoro significano salari bassi.

 

 

 

 

 

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