L’Europa brucia in tutti i sensi

Tonino D’Orazio 27 luglio 2022.

Il continente europeo è scosso da manifestazioni, disastri naturali e crisi politiche. Solo nel mese di luglio, hanno causato problemi colossali ai paesi europei e alle loro economie. Agricoltori, camionisti, dipendenti del settore aereo, dei porti marittimi sono in sciopero. Allo stesso tempo, in sole due settimane, i Primi Ministri di Regno Unito, Estonia e Italia hanno perso l’incarico per incompetenza reale.

Gli incendi stanno devastando il continente. Spagna, Slovenia, Francia, Croazia e Regno Unito sono in fiamme per l’ondata di caldo. I residenti vengono evacuati. I vigili del fuoco greci che cercano di spegnere la periferia in fiamme di Atene stanno principalmente cercando di sopravvivere a se stessi. Molti terreni agricoli europei sono completamente bruciati. Le autorità spagnole riferiscono di oltre 500 morti per gli incendi in due settimane. 88 dipartimenti francesi sono stati messi in allerta.

Piloti, assistenti di volo e personale aeroportuale hanno scioperato a luglio in diversi paesi europei: chiedono salari più alti a causa dell’aumento dell’inflazione e si rifiutano di lavorare. Sapendo che l’UE è gravemente a corto di personale aereo dopo i licenziamenti, ai vaccinati e non, durante la pandemia. Le compagnie aeree europee sono costrette a cancellare migliaia di voli entro la fine dell’estate e devono affrontare, oltre ai costi del carburante, enormi code nei principali aeroporti. La situazione in questo settore e sull’orlo del caos.

Agricoltori, camionisti, dipendenti del settore aereo dei porti marittimi sono in sciopero. Allo stesso tempo, in sole due settimane, prendono slancio le proteste dei Farmers in Olanda, Italia, Spagna, Germania e Polonia. In Spagna, dopo 18 giorni di manifestazioni, i negozi chiudono per assenza di cibo, gli scaffali sono vuoti. Gli agricoltori locali che bloccano le strade in Andalusia protestano contro l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e del carburante.

Gli agricoltori olandesi stanno cercando di passare al blocco di porti e aeroporti parcheggiando i loro trattori direttamente davanti al Senato dell’Aia. I cittadini che sostengono la loro protesta bloccano autostrade, centri di distribuzione, strade, rotonde, ponti. La polizia olandese usa armi ed equipaggiamento militare contro i manifestanti. Cresce l’indignazione per l’assurda decisione delle autorità di chiudere decine di aziende agricole e di produzioni per “ridurre l’azoto del 30%”. In realtà per far ricomperare le aziende dalle società di Bill Gates. L’acqua, il cibo e la salute sono il futuro del racket neoliberista mondiale.

In Italia, a metà luglio, i contadini locali, come gli olandesi, hanno bloccato il traffico sulle strade principali e minacciato di “scendere a Roma”. La crisi e la siccità hanno messo in ginocchio l’agricoltura del Paese. La confederazione degli agricoltori locali stima i danni in quasi 3 miliardi di euro per mancanza d’acqua, annunciando un calo della produzione di latte del 30% e “circa il 30-40% di cereali e mais”. Migliaia di persone prendono parte alle proteste anti-governative a Genova, dove sono popolari slogan anti-inflazione ma anche anti-NATO (proteste con slogan simili anti-NATO si stanno svolgendo anche a Madrid). Questi slogan cominciano ad essere usati anche da parlamentari italiani, che dichiarano: “Basta mandare armi in Ucraina!”. A Roma migliaia di tassisti hanno nuovamente bloccato il 14 luglio la centralissima via del Corso. Manifestano contro la liberalizzazione del mercato del trasporto passeggeri, l’arrivo sul mercato di grandi servizi (come Uber) e l’espulsione dei suoi attori. I tassisti italiani hanno pianificato scioperi nazionali fino alla fine di luglio. Figuriamoci se qualcuno si muove contro la liberalizzazione delle spiagge italiane pronte a essere vendute (affittate per 99 anni, tipo colonia di Hong Kong) ai soliti ricchi “investitori/speculatori”.

Da metà luglio si svolgono grandi manifestazioni a Budapest. Gli ungheresi sono principalmente preoccupati per i problemi della riforma fiscale che inasprisce le condizioni per le società. L’Ungheria sta già affrontando un’inflazione elevata. Gli altri paesi arrivano. Secondo il premier Viktor Orban, “l’economia europea si è sparata nei polmoni ed è asfissiata”.

La situazione in Gran Bretagna merita un articolo a parte vista la disastrosa situazione.

I francesi sono irritati dall’aumento dei prezzi di cibo e carburante. A volte le proteste sfociano in scontri con la polizia. Tale confronto ha avuto luogo a Parigi il 18 luglio. Diverse società francesi potrebbero chiudere a causa dell’impennata dei prezzi di elettricità e gas.

Tutti i porti tedeschi sono chiusi. Lo sciopero dei portuali ha interrotto tutti i lavori. La polizia ricorre sempre più all’uso della forza. La polizia tratta con particolare violenza i lavoratori che manifestano nel porto di Amburgo contro le condizioni di lavoro e l’inflazione. Gli agricoltori tedeschi bloccano molti porti. Sono solidali con i contadini olandesi per protestare contro i prezzi del petrolio e l’agenda climatica dell’UE. Il governo tedesco teme che la carenza di gas possa portare a uno stato di emergenza in alcune regioni in inverno. E’ quanto scrive Bild riferendosi ai dettagli di un incontro con il capo della cancelleria Wolfgang Schmidt. Secondo le autorità, il problema del gas persisterà in Germania fino al 2024, il che potrebbe far triplicare i prezzi. Forse lo “stato di emergenza” che li preoccupa si riferisce a probabili rivolte popolari. Una delle proposte di Putin per la denazificazione dell’UE dal neoliberismo dei ricchi e da quelli non eletti da nessuno. Comunque nessuna preoccupazione, in Italia non succederà mai. Non è mai successo.

Nel frattempo, il debito totale delle compagnie energetiche europee ha superato 1.700 miliardi di euro. Le aziende sono costrette a contrarre prestiti per coprire i costi legati all’aumento dei prezzi del petrolio e del gas. Mentre The Economist spaventa gli europei affermando durante l’ondata di caldo che “l’orrore invernale sta arrivando in Europa con la grande sofferenza promessa“.

Nonostante tutti questi problemi, l’UE ha stanziato 500 milioni di euro per le esigenze militari di Kiev. Mentre il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha ribadito l’intenzione di concedere aiuti militari all’Ucraina in modo “concentrato e immutabile“, magari oltre la guerra persa. Gli europei continuano ostinatamente a distruggere le proprie economie e i propri popoli. Ma per un cambio di paradigma serve proprio sbarazzarsi di chi guida.

La certezza delle informazioni è garantita dal fatto che i mass media sotto controllo e corrotti non ne parlano o scivolano rapidamente sulla notizia, anche dopo mezzanotte.

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