La destra piange, viva Salvini

La destra piange, viva Salvini
Tonino 9 marzo 2015.
Forse la destra di questi due decenni non ce la fa contro la destra di Renzi e del PD. Berlusconi, garante del neoliberismo, nuovo fascismo, sta perdendo piede. Bisogna trovare un nuovo vessillo, eccolo, un altro Matteo, il Salvini. Il re è morto, Berlusconi (forse perché tocca sempre al PD risuscitarlo), viva il re Salvini.
Non è bella una singolare tenzone tra i due Matteo? Che scoop! La TV di stato, cioè del governo, ci si fionda. Il nuovo che avanza, anche se è il vecchio che in questi ultimi decenni ha governato e affossato l’Italia, ritorna ringiovanito. Identico all’ascesa di Renzi e di un PD sostenitore nei fatti del deleterio neoliberismo.
L’importante, per l’aristocrazia borghese italiana proprietaria delle reti televisive nazionali e private di tutta Italia, ma proprio di tutte, è potenziare un altro destroide. Non è detto che Renzi vinca sempre. Troppo prepotente, bulletto, indisponente, anche se molto utile momentaneamente a fare quello che non erano riusciti a fare sia Berlusconi che Fini. Ragazzo di comando sì, ma senza bon ton, diamine.
Poi, vuoi mettere la differenza estetica tra i due scamiciati. Uno paffutello dell’entroterra toscana e l’altro boscaiolo dell’alta bresciana? L’uno vistosamente prepotente e sghignazzante e l’altro soave e democratico? Eppure hanno in comune un vizio che comincia a piacere: la violenza, la provocazione. L’uno nei fatti morali e politici avanzando come un caterpillar nello scasso “riformista” della Costituzione e della società, l’altro pronto a coglierne le visioni sulle tematiche future, in nome del regionalismo ristretto, utilizzando giovani, disoccupati, tasse, sacra famiglia. Problemi e verità da utilizzare, non necessariamente per proporre soluzioni. Tutti e due uniti nella propaganda.
Tutti e due però con problemi e contraddizioni interne ai loro movimenti. Difficile ormai parlare di partiti, se non come gruppi alleati o meno nello stesso calderone.
E poi, davanti c’è l’esempio di Syriza che racconta il peso di più umanità e meno denaro. Forse arrivano anche i Podemos in Spagna, sulla stessa linea. Dovesse succedere, in Italia, che quel Landini, esagitato in tuta, possa raccogliere intorno a sé una massa di diseredati pronti a scompigliare il giochetto attuale che funziona così bene. Forse troppo difficile in Italia tenuto conto dell’innata ideologia della sinistra alla divisione, quella vera, ma vecchia e sfarfallata.
Allora Renzi perde le staffe. Adotta un linguaggio menzognero e insultante degradando la politica a semplice irrisione dell’avversario. Tipico di un bulletto di periferia. Rivela perfettamente il suo livello basso di alfabetizzazione politica. Il massimo dell’offesa, senza nemmeno accorgersi che offende anche sé stesso, riferendosi a Landini: “Vuole entrare in politica”. Come se fare politica sia illegittimo: per gli altri naturalmente, non per lui che il potere politico lo detiene tutto, per colpo di stato bianco del vegliardo fuggito. I soldi rimasti da rubare sono pochi, ci mancherebbe anche un altro pretendente. Un richiamo dispregiativo al sindacato, ridicolo visto che per lui non esiste, e alla Camusso, (i bulli vanno letti fra le righe): “Non è Landini che abbandona il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini”. Cos’aspetta la maggioranza morbida del sindacato a tenerlo buono e richiamarlo all’ordine in nome della decantata e così utile “autonomia”! Il punto è proprio questo: cos’è una autonomia senza rappresentanza politica? Perché dieci milioni di iscritti a organizzazioni dei lavoratori e pensionati sono espulsi dalle istituzioni democratiche del proprio paese? Dato il disastro sociale, al quale le confederazioni fanno sempre riferimento del loro ruolo per tentare di contrattare qualcosa, compreso il contesto attuale del mercato del lavoro ormai totalmente in mano ai padroni, manca una prossima legge padronale e cioè quella che permette loro di essere risarciti per le loro perdite economiche (forse anche morali) in caso di sciopero. Poi i mediatori riformisti e le aperture al dialogo si troveranno sempre.
Comunque il concetto esposto è pericolosissimo: quello di voler costruire “una coalizione sociale che superi i confini della tradizionale rappresentanza sindacale, capace di unificare tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare”. Che roba marchesa! Insomma questi vorrebbero riportare i lavoratori in Parlamento per fare le leggi a favore loro, del lavoro e dei poveri. E noi, di che scialiamo! Adesso che sta andando tutto per il meglio.
Allora ben venga Salvini. Bravo ragazzo, contro la “sinistra”, cioè il PD. Da ridere. Ben vengano le destre inglesi e francesi, belghe, olandesi e tedesche, magari anche greche, oltre a quelle in forte crescita nei due terzi dei paesi dell’Unione. Ben venga il terrore dell’Isis per alimentare un po’ di nazionalismo guerrafondaio e nostalgico. Adesso sì, dobbiamo pur comperarli quei benedetti F-35. Ben venga il ritorno alla pena di morte; all’assalto agli immigrati; alle manganellate a studenti e lavoratori, magari alle cannoniere nel canale di Sicilia. Non serve fare proposte per trovare soluzioni eque e civili, basta alimentare un po’ di razzismo in più, tanto poi, dai oggi che dai domani, la gente segue. Sa che può scaricare le sue responsabilità politiche e sociali immediate su altri, i più deboli, o sul “governo ladro”. Si lamenta, piange, bestemmia, ma aspetta sempre e ancora l’uomo della provvidenza, duro e puro. Scamiciato è meglio, nuovo e moderno.
Forse, anche un Landini. Alla fine basta sapere per fare cosa.

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