Il controllo operaio

Il controllo operaio.
Tonino D’Orazio, 8 maggio 2014.
Cioè degli operai, s’intende. In tutta la storia gli operai non hanno controllato mai nulla. Per controllo intendo gestione. Si sono sempre fatti gestire, non dispiaccia a quelli che hanno sostenuto per decenni il concetto “dell’egemonia culturale della classe operaia”. In maggioranza gli operai hanno sempre votato per i loro padroni. E vale il detto anarchico che: “se con il voto si potesse cambiare qualcosa, i padroni lo avrebbero abolito”. Un po’ quello che succede oggi, democraticamente, sulla scelta dei propri rappresentanti. Altri hanno sempre scelto per loro e i risultati sono eccezionali.
Il controllo dei lavoratori, anche quelli pubblici, (tutti operaizzati), è un problema impellente soprattutto quando si sottraggono loro soldi, diritti e lavoro, e deve essere veramente efficace. Compreso il controllo sul lavoro allargandolo sui tempi di vita. Il lavoratore è una macchina umana di produzione. Si tratta di capire qual è il suo limite. Nel 1987 il Giappone dimostrò che era impossibile per un uomo lavorare dodici o più ore al giorno per sei o sette giorni alla settimana. Anno dopo anno, l’individuo comincia a soffrire di danni permanenti, fisici e psicologici, la cui soluzione estrema è la guolasi, morte per straordinari. Ultimamente, le statistiche elaborate dalla multinazionale Regus e citate dall’agenzia di stampa governativa cinese Xinhua, parlano di 600mila morti all’anno, in prevalenza colletti bianchi, che lavorano nelle grandi città. E bisogna considerare che non ci sono solo le morti. Sintomi acuti di stress da lavoro includono insonnia, anoressia e dolori addominali. Magari assenteismo per legittima difesa. Non è possibile stimare il numero di chi, anche se non muore di lavoro, soffre danni fisici. E pensare che la Direttiva UE prevede la possibilità di lavorare in Europa fino a 58 ore settimanali. La prossima ci avvicinerà sicuramente di più alla Cina. E’ la competitività, bellezza! Devi vivere solo per questo, magari anche oltre 70 anni.
Oggi, la novità, è che esistono efficaci controlli telematici, elettronici. Dopo aver abolito il concetto reale della privacy, per cui nessuno può “nascondersi” e tutti devono essere “visibili” per tutti, altrimenti non potresti essere che un “terrorista” che nasconde qualcosa, il controllo è diventato facilissimo. Per cui siamo tutti spiati e controllati. L’ossimoro? Esistono a pagamento applicazioni che permettono l’anonimato, ma non funzionano sempre bene. Tutto da rifare.
Torniamo in modo specifico ai lavoratori, quelli “in servizio” o quelli che sperano di esserlo.
Delineamento delle attitudini psico-attitudinali prima che professionali. La selezione non viene fatta sulla capacità lavorativa ma in modo specifico se il lavoratore è obbediente e mette la sua creatività (vero plus valore) totalmente a disposizione della ditta, oppure se ha degli hobby che gli farebbero perdere tempo e fantasia per le sue cose. Nei libri però esistono anche delle schede per difendersi e eludere le sottili ingerenze. Ma richiede capacità.
Schede di entrata e uscita dal lavoro, con calcolo automatico di secondi o minuti da “recuperare”, indipendentemente da avvenimenti contraenti. Controllo telemetrico e visivo-sonoro all’entrata e all’uscita. Controllo sul posto di lavoro, sulla pausa sempre più breve (compreso cosa mangi e cosa bevi), se non nei gabinetti. Situazioni scandalose si sono già verificate.
La registrazione del tempo e della performance dei lavoratori permette ai controllori di geolocalizzarli continuamente nell’impresa, di ottenere grafici, curve e storico del loro rendimento ma anche di organizzare la loro messa in concorrenza. E quindi la richiesta di eventuale delazione, mobbing compreso e de-sindacalizzazione.
Quando si entra in fabbrica si perdono tutti i diritti civili. E’ un luogo dove la Costituzione cessa di esistere e l’individuo rimane “a disposizione”. Anzi rimane a disposizione anche quando torna a casa, nella vita privata. Pensate ai contratti a chiamata. Pensate alla moltiplicazione dei turni di lavoro settimanali che disarticolano anche quello che rimane della “sacra” vita di famiglia. E’ un tipo di controllo totale sugli individui, sul sistema sociale e organizzativo di prossimità.
Un altro elemento di peso riguarda la televisione, dove i lavoratori fanno notizia solo per situazioni drammatiche se non morbose, e per pochi secondi. E’ l’arte di nascondere i poveri, e i lavoratori sono diventati poveri. Sono esclusi dal diritto di parola; parlano per loro vari boss, ministri, Confindustria che sanno quale vita devono fare e a volte di loro, per sbaglio, qualche giornalista. Sono assenti dai media ormai da anni. Sono presenti solo nei macro-numeri delle statistiche che li riguardano e che impunemente aumentano sempre di più: povertà, disoccupazione, delocalizzazione e chiusura delle fabbriche, costo della cassa integrazione, devono andare in pensione oltre i 70 anni per non “approfittare” dei loro soldi che hanno versato nei fondi Inps, se si arrampicano sui tetti, ecc… La loro vita viene già gestita con tutte queste paure. Intanto diventano fantasmi e quindi non influenti. Pur essendo la stragrande maggioranza del paese.
Quanti sono quelli che in ufficio, lavorando per ore davanti al monitor, con Skype (occhio elettronico di comunicazione) acceso o sempre in funzione, sono continuamente controllati, fotografati e registrati?
A me viene da sorridere quando penso alla formazione continua di quadri e dirigenti, organizzata dalla pettegola ditta Facebook, per aumentare le loro capacità manageriali. Li mandano in stages di sopravvivenza nelle foreste, con zaino para-militare, strumenti di camuffamento, vestiti da rangers, e dormienti in tende per settimane. Però devono sempre rimanere un po’ boy scout , ubbidienti al gruppo e al capo.
Telematicamente vanno per la maggiore proprio le App (programmi Per iPhone e Android) che sbirciano nella privacy di ognuno di noi. E non solo in ambito familiare, dove la tentazione di tenere sotto controllo i comportamenti del partner e soprattutto dei figli è in costante crescita, ma anche in quello professionale, giacché negli Usa anche i datori di lavoro iniziano ad utilizzarle per “monitorare” i comportamenti dei loro dipendenti. Si chiama Trackerphone app, specificamente studiata per i datori di lavoro che vogliono tenere sotto controllo i propri dipendenti durante le ore lavorative, grazie alla mappatura e alla tecnologia GPS. Trackerphone consente di monitorare il cellulare. Anche restando spento, l’App in questione riesce comunque ad individuare i movimenti della persona nelle ultime 24 ore, nel raggio di 10 metri. Può anche essere programmata per registrare informazioni tra i 2 e i 60 minuti. C’è anche Topspyapp , la vera e propria killer application fra le spy-App, sia per i genitori che per i datori di lavoro. La sua pubblicità: “TopSpyApp è progettata per monitorare i vostri dipendenti, figli o altri su un dispositivo mobile o smartphone che possedete o che avete il diritto e consenso di monitorare”. C’è anche un tocco di ipocrita democrazia sul “consenso”.
E’ anche vero che inizia il boom delle applicazioni per salvaguardare la privacy e l’anonimato, sulla scia di Whisper, che li promuove a pagamento. Un po’ la storia del ladro e del poliziotto. Devi pagare per non essere rintracciabile.
A più ampio raggio: su quali criteri deve fondarsi la “normalità sociale”? Si può stare fuori senza essere “puniti”? Chi decide la normalità e per chi? Fin dove l’individuo deve adattarsi alle istituzioni? Più in generale, sono quelle che ha scelto o che altri scelgono sempre più per lui? Che ci fanno i lavoratori in queste trappole?

 

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