Un inverno freddo anzi freddissimo

Un inverno freddo anzi freddissimo

Tonino D’Orazio 29 ottobre 2021.

Non si può non partire dai cambiamenti energetici geopolitici mondiali. Tralasciamo per un momento le problematiche ecologiche. Rimaniamo in una panoramica dei modelli di transizione energetica, volti ad accelerare la quarta rivoluzione industriale (4RI) o impedire ad alcuni paesi di accedervi, (ovvero il 6G), l’intelligenza artificiale (AI), la robotica e l’Internet degli oggetti. E’ anche essenziale reperire Il materiale necessario per questa quarta rivoluzione. Da un punto di vista geopolitico, il modello energetico globale e la transizione dipendono dai materiali necessari per realizzare turbine eoliche, pannelli solari e batterie. Così come altri materiali essenziali per lo sviluppo dei settori geostrategici: aerospaziale, sicurezza informatica, industria farmaceutica e alimentare. Futuri settori ad alto consumo di energia. Prodotti attuali e futuri tutti a consumo di energia.

Di fronte alla realtà, nessuno può essere sicuro della fine dell’era dell’approvvigionamento di petrolio, gas e carbone e confermare la sua sostituzione con nuove fonti di energia, compresa l’energia atomica, in 10-20 o addirittura 30 anni, nel 2050. Lo scenario del cambiamento energetico rimane estremamente complesso e politico.

Un primo scenario geopolitico di cambiamento energetico è il rigido inverno annunciato in Europa, che tra l’altro sembra contraddire il discorso sul riscaldamento globale. Il ritorno del carbone in Europa lascia il fotovoltaico e l’eolico incapaci di soddisfare la ripresa industriale post-pandemia e la domanda interna sempre in crescita. Esaminiamo lo scenario energetico europeo. Le tariffe dei consumi interni nell’Unione Europea sono esplose, a causa di una strategia sbagliata di migrare verso l’energia pulita senza un forte supporto e di interrompere il contratto ventennale con la Russia mettendoci nelle mani della Germania con Nord Stream 2. Trump si era vantato di rifornire l’Europa con la sua produzione e di sostituire il gas di Putin; ha cercato di chiudere il gasdotto Nord Stream 2, quando era già finito. Biden in una controffensiva all’accordo di libero scambio UE-Cina, (il cambiamento geopolitico europeo più importante dalla seconda guerra mondiale), interrompe temporaneamente l’accordo, dicendo che è in competizione con Xi Jinping per l’egemonia mondiale. Quindi veto. L’UE ubbidisce e congela il trattato di investimento con la Cina, cioè il proprio e nostro futuro. Mentre l’Europa non riesce a definire il suo spazio geopolitico, l’inverno sta arrivando. Mentre i meteorologi prevedono un inverno freddo, il prezzo del gas naturale in Europa ha iniziato a salire il mese scorso, e questa settimana il continente ha visto un aumento senza precedenti del 60% dei prezzi. Nasce uno scenario inimmaginabile per l’isteria ambientale contro i gas serra: il ritorno della domanda di carbone russo, che è stato respinto dall’Europa solo pochi mesi fa e diventa ora vitale. Le compagnie elettriche europee hanno un disperato bisogno di più carbone, carbone bituminoso, antracite (carbon fossile) e lignite. Ma la Russia, il terzo esportatore mondiale di questi carburanti, rivolge principalmente le vendite ai principali acquirenti in Asia. La Russia ha tagliato da anni le esportazioni di carbone verso l’Europa visto che l’Unione Europea andava chiudendo le centrali elettriche a carbone. Stati membri dell’UE come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria stanno costruendo nuove centrali nucleari. Storicamente paesi che bruciano carbone, sostengono che il nucleare li renderà più verdi e puliti. Circa 87 eurodeputati sono d’accordo. In una lettera di recente, hanno detto alla Commissione che vogliono più nucleare e che l’energia nucleare debba essere considerata “sostenibile” nel sistema di etichettatura degli investimenti verdi europei. Una decisione è attesa entro la fine dell’anno. Poi “ce lo chiederà l’Europa”. Per “salvaguardare la transizione ecologica”, l’Italia punta al gas (TAP), la Francia al nucleare, la Germania al carbone, (beh sì, il loro sistema rinnovabile copre solo il 20% della produzione elettrica).

Il secondo scenario è la Cina, la fabbrica del mondo. Il presidente Xi Jinping sta riducendo il consumo di energia, innescato dalla forte domanda post-pandemia, mentre la catena di approvvigionamento globale sta facendo pressioni affinché metta da parte gli impegni di decarbonizzazione, di ridurre la propria produzione di input strategici e di fornire prodotti tecnologici di base. Scenario energetico cinese, impatti sugli approvvigionamenti strategici. La strategia di Xi Jinping è quella di imporre alle grandi aziende occidentali che operano in Cina quote di approvvigionamento energetico. La domanda occidentale di forniture e materiali strategici viene quindi regolata in base alla pianificazione del consumo energetico. L’obiettivo è garantire che la Cina non si autoinquini rispondendo alla domanda di Europa e Stati Uniti. L’approvvigionamento energetico della Cina è garantito per decenni dagli accordi commerciali di Russia e Iran.

Come terzo scenario possiamo prendere l’esempio del Libano. La carenza di carburante e benzina ha comportato l’interruzione della produzione di elettricità. Il disastro in Medio Oriente è causato dalla prolungata azione militare statunitense, con la partecipazione di Israele e dei suoi alleati europei. Il modello di dominio energetico che ha dominato il XX secolo è finito. Il petrolio adesso è un input, se non un’arma, geostrategico-politica, quindi non più soltanto una merce. Il blackout in Libano deriva dal sostegno dell’Iran a Hezbollah proibito dalle sanzioni Usa-Nato-Israele. Se non hanno capito la bomba sul porto di Beiruth se lo ricorderanno, e anche gli affossamenti di tankers (che passa sotto silenzio stampa), in atto e in rappresaglie nel Mediterraneo orientale da quasi due anni. Il supporto per diesel e benzina è la strategia (anche cinese) per operare sulla rotta Iran-Iraq-Siria-Libano. Geopolitica? Lasciando fuori dai gasdotti Israele fa sapere, sempre a modo suo, che non ci sta. Ma in quell’area si tratta solo di petrolio mentre l’atomica prosegue la sua strada in Iran per la stupidità di Trump, ma anche dei vassalli europei.

L’Africa, dove c’è il petrolio e anche altrove le necessarie terre rare, è già domata e asservita.

In questo terzo scenario di guerra di accaparramento e furto si trova anche tutta l’America latina orientale, dove il dannato petrolio (riguardo a morti e miseria umana), continua ad essere “ambito” con qualsiasi mezzo. E sappiamo tutti cosa vuol dire nel “cortile” degli yankees come altrove.

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