Il regno delle menzogne primarie

Il regno delle menzogne primarie

Tonino D’Orazio, 25 maggio 2017.

Ormai, con i mass media in mano e perfettamente addestrati è diventato, per tutti i governi, facilissimo mentire. Basta prendere i dati conclamati e i dati veri per accorgersene. Ma chi ha tempo per farlo? A chi dirlo? Più i problemi individuali o famigliari sono grandi, più le menzogne sono equivalenti.

Non è vero che la politica è lontana dai cittadini, anzi, ne conosce perfettamente tutte le difficoltà. Essendo incapace di voler cambiare le cose è costretta a mentire, anche spudoratamente. Anche Berlusconi aveva insistito che più la balla era grande, ma basta ripeterla continuamente, più, alla lunga, sarebbe stata creduta. Un vero filosofo dei mass media attuali. Nascondere la menzogna dietro una mezza verità è poi la tecnica di tutti i giorni. Dati alla mano.

Problema lavoro?

Facile, il Job act ha funzionato, basta nascondere per chi. Con uno straordinario aumento delle richieste di indennità di disoccupazione: il 7% nel complesso del primo trimestre 2017 e il 12 % in più rispetto a marzo del 2016 ? Con il job act le aziende possono non chiedere più la cassa integrazione ordinaria e licenziare tranquillamente, tanto quella straordinaria, la più utilizzata perché presuppone una possibile successiva ripresa dell’azienda, è stata abolita di fatto. Non stupisce quindi che la Cig sia diminuita del 46% dal 2016. Questo dato potrebbe anche sembrare positivo se dietro non vi fosse una macelleria sociale nascosta, di quelli che non hanno avuto la fortuna di un datore di lavoro parzialmente onesto. Ammesso che esistano di questi tempi.

Tra l’altro il job act è stato utilizzato per permettere ai padroni di liberarsi il prima possibile dei contratti veramente a tempo indeterminato, ma ovviamente 3 anni non bastano. Infatti, finiti gli sgravi, il risultato è stato ottenuto. Allargamento del precariato complessivo del mercato del lavoro. Allargamento della miseria sociale. Grande emigrazione italiana, grande immigrazione africana. Quanti possono rallegrarsi dell’ultima menzogna di Draghi, eccone un altro che arriva sempre a puntino, e cioè che la crisi stia finendo? Ancora a qualcuno sfugge che la fine della crisi debba coincidere con la fine dello Stato, che ormai, da leggero è diventato vaporoso, e nel futuro il voto popolare potrebbe essere inutile, o solo per gestire la miseria sociale.

Problema assillante delle bollette? Diciamo complessivamente dell’energia?

Uno studio del Parlamento Europeo (Energy Poverty Handbook, ottobre 2016, The Greens/EFA group, a cura di Tamás Meszerics) ha elaborato una mappa della miseria energetica europea. Non si ha idea di quanti poveri e quante famiglie non hanno ancora accesso all’energia elettrica, oppure non possono permettersela. Solo chi non ha ricevuto energia elettrica questo inverno per 5/6 giorni potrebbe capire cosa vuol dire non averla per tutto l’anno. L’energia, con i ritmi imposti dalle società moderne, diventa un ricatto costante invece di un bene comune. Le liberalizzazioni sono una fregatura costante e un assillo frenetico per farci cambiare “gestore”. Tralasciamo l’aumento di gasolio o benzina per trazione, cioè spesso per lavorare (o per andarci), allineati alle scelte delle tasse governative e poco alle variazioni reali del prezzo del petrolio internazionale. Abbiamo visto che il barile era a 100$ l’anno scorso e ora è a 50$. La diminuzione ai distributori è stata di circa 10 centesimi, in pratica meno che dai rifornitori privati che stanno nascendo come funghi. Ma se la crisi si fa sentire dal 2007, il consumo di carburante privato è passato da 21.000 KTon a 18.000 nel 2016 (Unione Petrolieri), e malgrado, nel frattempo, ci dicono che l’immatricolazione dei veicoli continua a crescere, in media, almeno di 500.000 all’anno da allora, risulta quindi chiaro che gli italiani hanno ridotto di molto il proprio consumo. Eppure le cedole azionarie continuano e devono rimanere “interessanti”, anche se dal 2011 al 2014 è stato distribuito 1,20€/cadauna; dal 2015 ad oggi solo 0,80€/cadauna, riduzione dovuta a maggiori investimenti mondiali. (Eni.com, dividendi). Lordi sì, ma con cedola secca, tassazione al 12%.

Ma il rischio maggiore per le famiglie è quello elettrico e energetico.

Consumo interno lordo: 2007: indice 500 (da 1963=100); 2014: 450, (Dati Terna.it) e il trend continua ad essere negativo.  Malgrado il risparmio di energia sia in gran parte a carico delle famiglie, 5 anni fa una lampadina tradizionale costava 1€, oggi la stessa lampadina a “basso consumo” costa tra 10 e 15€. Noi paghiamo in anticipo il risparmio. Nel frattempo le bollette energetiche sono aumentate, probabilmente per colmare il gap di gestione dell’Enel e degli associati, cioè tutti quei consigli di amministrazione privati che ingoiano milioni di € annui. Anzi lo stesso Enel da “tutela” passa a “mercato libero” che vuol dire che per “guadagnare” qualche euro dovete stare appiccicati al telefono e correre dietro a tutte le offerte, confuse, inaffidabili, saltuarie e temporanee di altri gestori. Un mare di menzogne generali. Vale la pena andare a scoprire i soliti noti che “gestiscono” al posto della struttura statale. Comprese le varie agenzie distributrici del gas, come cancri sulle linee principali che fanno aumentare, anche lì, le spese di “gestione”, aumentandone i cespiti da retribuire e i bonus milionari da regalare.

A questo si affianca, da fiancheggiatore, il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), cioè il governo amico del liberismo, che spesso, anche di fronte ad una inflazione di meno di 1% annuo (ma vale solo per non compensare lavoratori e pensionati), stabilisce rialzi enormi non giustificati per i privati, meno per le aziende, ma probabilmente a “compenso” e pareggio. Si può anche supporre che la chiusura di 390 imprese al giorno nel 2016, (erano 54 nel 2013), 60.000 negli ultimi 5 anni (Sole 24 Ore sett 2015), abbiano fatto crollare i consumi energetici ma l’Enel continua a distribuire dividendi.

Non decollano le energie rinnovabili e gli investimenti che, salvo la Puglia, sono a totale carico delle famiglie tramite passaggi bancari. (Ti pareva che non avessero uno zampino pronto?). Negli altri paesi europei le energie rinnovabili sono quasi a totale carico degli Stati che effettivamente ne hanno un beneficio, sia in termine di risparmio da utilizzo di idrocarburi che da emissioni nocive e rispetto dei patti ecologici mondiali sottoscritti. Difficile anche capire se vivono nella stessa Unione nostra.

Noi, cittadini italiani pagheremo, con le nostre tasse, la multa europea perché la Fiat, Marchionne e multi Agnelli Family, hanno prodotto e venduto macchine inquinanti e da disonesti e furbastri non hanno rispettato le regole. A molti pare normale, anche a me la storica disonestà dell’azienda che abbiamo pagato almeno tre volte, (dixit Giulio Tremonti), ma nessuno ormai si scandalizza, salvo se quelle macchine verranno bloccate dalle verifiche biennali. Impossibile. Il Ministero dei Trasporti innalzerà allora i tassi di CO2 per l’Italia e pagheremo le multe miliardarie, all’Europa e poi agli Stati Uniti. A meno che l’acquirente, al pari del ricettore di furto, non diventi corresponsabile (perché era tenuto a sapere) e paghi in parte le eventuali modifiche. Non ci sarebbe da stupirsi.  I grandi ladri, in questo paese, non hanno mai pagato, è una tradizione consolidata.

 

Precedente Possibile l’invasione della Siria. Successivo Un Trump corretto