Populismo e razzismo

Populismo e razzismo.

Tonino D’Orazio  27 febbraio 2017.

La tendenza, nella stampa europea di centro-sinistra, è quella di legare indissolubilmente le due tematiche, aggiungendovi anche un pericolo per la “nostra” democrazia occidentale. Alcuni fanno riferimento al 1933, l’ascesa del nazismo. In realtà, molto probabilmente, slegando i termini e analizzandoli, l’amalgama diventa perlomeno difficile se non impossibile.

Ovviamente l’effetto Trump, devo rassicurare chi legge che non sono un suo fan anzi tutt’altro, pur ritenendo a suo tempo gli altri candidati (Rubio e Cruz) ancora più pericolosi, tende ad individuare nel soggetto proprio questi elementi. Puntando sull’uomo, cioè solo il risultato a corresponsabilità limitata. Che tutto il mondo stia andando a destra, Europa compresa? Oppure sono proprio le politiche di destra, imposte dalle banche da almeno un ventennio, ad ottenere con le varie austerità, privatizzazione e eliminazione progressiva dello stato sociale un risultato così contraddittorio? La destra neoliberista ci spinge più a destra ancora? Ha bisogno della “forza” per continuare il suo iter disgregativo anche delle Costituzioni borghesi? Trump è l’elemento adatto, reale, finalmente allo scoperto del potere autoritario.

Certamente la parola populismo, cioè del popolo, non merita essere diventata un insulto dall’alto. I Democrats hanno già fatto l’errore. Questo popolo, anzi questi popoli, ormai votano, finché sarà data loro la possibilità, (noi ci siamo appena salvati), contro un establishment considerato carceriere, che arricchisce pochi, impoverisce loro e toglie diritti vitali, anche se abbastanza indeboliti ma considerati storicamente acquisiti. Ed è indubbiamente e realmente così, anche per chi ama solo vederlo nei numeri. Il tutto ideologicamente frainteso tra competizione e collaborazione. Forse il termine comunista è stato ben fatto scomparire dal lessico e dalle politiche attuali, ma non certamente l’idea di comunità. Anzi a ben vedere questa si moltiplica sempre più in un sistema di solidarietà cittadina, di prossimità, nel basso. E’ un altro baluardo silente e democratico di partecipazione vera. I poveri per i poveri è il popolo. E’ lo stesso popolo che, malgrado e cosciente dello sperpero e del furto di milioni di euro dalle loro tasse, continuano a spedire soldi, fiduciosi, “anche solo 2€”, a vari organismi umanitari di solidarietà. Chi riallaccia il filo del discorso con il popolo e i suoi problemi ha possibilità di modificare, nel bene o nel male, il proprio paese. Gli altri possono solo temerlo perché diventa incontrollabile.

Oxfam 2015: “Tra le società sviluppate, la disuguaglianza è prominente nei Paesi anglosassoni e in Europa, con in cima gli Stati Uniti”. “Nonostante i suoi primati unici, secondo molti parametri di povertà e giustizia sociale, gli Stati Uniti si collocano in fondo tra i Paesi Ocse, insieme a Grecia, Messico e Turchia”. Fatto che risulta ancora più insopportabile, vista la “concentrazione di ricchezza intorno”. In sostanza, “i ricchi globali vivono in un mondo diverso rispetto al resto della popolazione” e impongono regole alla “democrazia”, al popolo, se non con presunzione al mondo.

Quest’ultimo concetto, (Tucidide: “I forti fanno ciò che vogliono, e i deboli soffrono come si deve”) ha infatti un corollario importante. I sistemi di potere contano su specialisti in gestione delle dottrine al fine di dimostrare che ciò che fanno i ricchi è giusto e nobile (persino nel gossip più amorale) e che se i deboli soffrono è colpa loro. Intellettuali e mass media sono vergognosamente a servizio e sono corpo sostanziale di questa tipologia di “democrazia” occidentale.

E ancora: “Negli Usa, i programmi neoliberisti hanno comportato, per gran parte della popolazione o la stagnazione o proprio il declino, indebolendo il funzionamento della democrazia, riducendo i vantaggi per le persone e il welfare sociale. La gente non ha bisogno di leggere studi accademici per sapere che i salari medi per lavoratori uomini sono più o meno al livello di quelli del 1960, mentre la ricchezza si è concentrata in pochissime mani. Per sapere che le strategie aziendali hanno spostato all’estero la manifattura. Per sapere che una grande maggioranza della popolazione è, nella sostanza, priva del diritto di voto – nel senso che i loro rappresentanti non si curano dei loro interessi”. Che uniformità globale!

Il razzismo, l’altro termine, è una bestia proprio nera, nel senso fascista e anti-democratico. Viene introdotto e alimentato come forza disgregante nei tessuti sociali costituiti ma deboli. Facilmente, perché attinge individualmente, psicologicamente, alla paura e alla non conoscenza dell’altro. Vi si scaricano, come capro espiatorio, tutte le problematiche personali e sociali irrisolte. Se ne forma un partito, consistente, esclusivamente su questo, vedi la tematica monocorde fino a sembrare verosimile, della Lega di Salvini.

Fatta salva la realtà drammatica delle guerre innescate in Medio Oriente e in Africa, di cui nessuno sembra responsabile, nel summit dell’ONU sulle migrazioni (sett 2016) il finanziere ultra miliardario e speculatore George Soros,  dopo aver riconosciuto di essere partecipe e sponsor dell’ondata di sollecitanti asilo che sono entrati in Europa nell’ultimo anno e mezzo, ha voluto presentarsi nelle vesti del “grande benefattore” ed ha assicurato che attualmente il suo obiettivo è quello di “creare imprese e prodotti” per migliorare le condizioni di vita dei migranti e rifugiati. Ha riconosciuto già da alcuni mesi di essere lui dietro il finanziamento e l’organizzazione dei flussi migratori che nel corso dell’ultimo anno e mezzo hanno alterato il panorama dell’Europa. Il tutto è confermato dai servizi di intelligence austriaci, e da altri organismi, (per questo era presente), che avevano trasmesso un rapporto informativo da cui si evince che i trasferimenti dei migranti, sia quelli dalla Turchia verso l’Europa, sia quelli dall’Africa sub Sahariana verso la Libia e poi in direzione dell’Italia, venivano cofinanziati dalle ONG, (principalmente la Open Society Foundation) che in buona parte fanno capo al finanziere ebreo-ungherese George Soros, tra l’altro maggior finanziatore individuale per la campagna elettorale della Clinton (33 milioni di dollari).

In altri termini sembra esistere una pianificazione del fenomeno migratorio verso l’Europa e qualcuno, ad alti livelli, sembra interessato a che si verifichi una destabilizzazione sociale in alcuni paesi europei, Italia compresa. Ma, se si cerca, si verifica in modo particolare anche nei paesi balcanici, soprattutto Montenegro e Macedonia, dove l’arrivo di musulmani sunniti sta soppiantando i musulmani sciiti, meno intransigenti sull’applicazione del Corano. E’ il problema anche dei musulmani della Serbia e dell’Albania.

In quanto a noi, nell’impossibilità di programmare flussi migratori regolari e legali sul nostro territorio, siamo perplessi sul fatto di dover andare a “salvare” e traghettare direttamente centinaia e migliaia di profughi a 20 miglia dalla costa libica. Sembra che il governo italiano voglia obbedire per primo e senza esitare ad una precisa direttiva di Bruxelles e dell’ONU con la benedizione anche del Vaticano,  l’approvazione del FMI e finanziatori privati. Sganciano tutti un po’ di soldini, che vanno a finire nelle solite tasche speculative mascherate di solidarietà. Salvo poi a non sapere né come accoglierli, né per fare cosa, se non recintarli in grandi e piccoli ovili, in attesa di chissà cosa.

Anche tutto il mercato del lavoro nero non potrebbe assorbirli. Tra l’altro vengono tutti rifiutati dagli altri paesi europei che costruiscono muri veri e muri legali. Se poi ci viene detto che il fenomeno migratorio è destinato a durare per almeno venti anni, tutto questo lascia pensare che ci siano centrali di potere e forze molto possenti che programmano e sospingono questo fenomeno (non è che, per frenarlo, smettono le guerre in quelle zone!) che non mancherà di avere presto le sue conseguenze sulla ulteriore destrutturazione dello stato sociale e del mercato del lavoro nei paesi europei, aprendo varchi enormi a razzismo e violenza, politicamente a beneficio di nuovo della destra. Tipo un’altra “competitività” benefica. Non è escluso, perché sta già avvenendo, che dia  un duro colpo anche “all’ideologia della solidarietà” della sinistra.

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