Pillole economiche dal mondo (8)

Tonino D’Orazio, 29 maggio 2018.

La Russia abolisce l’Iva del 20% sull’acquisto di oro. Questo per incitare i cittadini russi, ancora dolorosamente sconvolti dal periodo di dissoluzione dell’ex URSS, ad acquistare o conservare oro invece di dollari statunitensi. Per mettersi al riparo di procedimenti giuridici della Giustizia americana, quando si utilizzano dollari per fini non autorizzati dagli Usa, l’unica soluzione è quella di non possederne. E’ un modo, da parte degli Usa, di sanzionare chi commercia con un paese che hanno messo sotto embargo. Putin vuol fare dei russi un popolo che detenga oro come strategia monetaria ed economica per rendere più autonoma e indipendente la Russia. Il ministero delle finanze ritiene che questa misura inciterà la popolazione a rinunciare progressivamente all’acquisto di dollari come moneta rifugio (gran parte al nero) e spostare i risparmi su valori più sicuri e alternativi, quale l’oro. Ovviamente non in lingotti ma almeno in monete.

Le sanzioni americane ed europee all’Iran rischiano di essere inutili e controproducenti. In caso di uscita dei francesi, a causa delle sanzioni americano-europee, la Cina rileverà il 50,1% della Total nei suoi progetti di gas e petrolio. Il 10 maggio è giunto in Iran un carico di 1.150 tonnellate di derrate alimentari, proprio via ferrovia, nella tratta della “Nuova Via della Seta” che congiunge i due paesi. Tratta gigantesca e titanica appena inaugurata. Tra l’altro la Cina ha fermato tonnellate americane di carne di maiale (non poco sofisticate) e tutti i veicoli Ford e pezzi di ricambio. Inoltre sta chiudendo le sue sedi di telecomunicazioni (ZTE, che gestisce da noi Poste Mobili, Wind e la Tre) negli Stati Uniti, commentando la necessità di dare posti di lavoro in Cina (!). Trump è corso ai ripari.

Un articolo del celebre Ambrose Evans-Pritchard sul The Telegraph (9 magg 2018) indica che siamo di fronte a una nuova crisi petrolifera e che “Il barile potrebbe raggiungere molto presto 150$”. Anche Westbeck Capital, agenzia di investimenti, pensa che vi sia un rischio di shock petrolifero per il 2019 poiché vi sono più elementi convergenti che ne danno indicazione. Alcune sono dovute alle riduzioni coordinate tra OPEP e Russia che hanno eliminato la plus-offerta di petrolio in questi ultimi 4 anni, causa anche della diminuzione delle riserve. La produzione di petrolio del Venezuela sta implodendo a causa della mancanza di pezzi di ricambio e ha ridotto l’offerta a 700.000 barili al giorno. L’America del Nord ha dei limiti posti dalle loro insufficienti strutture (pipelines) per la produzione e il flusso dal Texas ma anche dall’Alberta. Causa sanzioni, in prospettiva, si preannuncia una perdita (per l’occidente) di gran parte della produzione iraniana. Non ultima indicazione vi è una confluenza di crisi politiche in gestazione in numerose regioni del mondo e gli statunitensi ne sono la maggior causa. Siamo in guerra perpetua non per l’oro, ma per quello nero.

L’Iran propone alla Russia di utilizzare le cripto monete per evitare il dollaro. Intanto perché chi li utilizza ricade sotto le leggi extraterritoriali americane e si sottomette alla loro giustizia. Secondo perché non può più utilizzare il sistema SWIFT, di scambio finanziario internazionale e di pagamento. Sistema che ha appena escluso l’Iran su richiesta americana, ma che può escludere e annullare dal commercio mondiale qualsiasi paese in pochi secondi. Sono queste le ragioni di paesi come la Cina, l’Iran e la Russia per sviluppare sistemi alternativi, per bilanciare lo strapotere americano e assicurare la loro indipendenza. Si tratta, ora che le sanzioni sono state ristabilite, dell’utilizzo delle due monete nazionali e del sistema russo Mir e iraniano Shetab. Un gruppo di lavoro interbancario russo-iraniano si riunirà il 5 luglio a Teheran.

l’Unione Europea ha avviato la procedura per attuare il cosiddetto statuto di blocco, una misura che consentirà alle aziende europee di continuare a fare affari con l’Iran, nonostante le sanzioni reintrodotte da Donald Trump dopo lo marcia indietro degli Stati Uniti sul nucleare. Il provvedimento neutralizza gli effetti extra-territoriali delle misure punitive volute dal presidente americano ed entrerà in vigore entro due mesi. Avviata anche la procedura per consentire alla Banca europea per gli investimenti (Bei) di facilitare gli investimenti delle imprese dell’Unione Europea in Iran. Inoltre la Commissione continuerà la cooperazione sull’energia con Teheran. “È compito dell’Unione tutelare le aziende europee e questo vale in particolare per le piccole e medie imprese“, aveva detto Juncker a Sofia. Lo statuto di blocco fu introdotto nel 1996 per aggirare le sanzioni statunitensi contro Cuba, ma non fu mai applicato perché si arrivò a un accordo. Chi l’avrebbe mai immaginato questo tradimento autonomistico agli israelo-americani e un sostegno indiretto alle politiche di Putin nell’area. (Euronews 18.05.2018)

Deutsche Bank, una delle banche più indebitate del mondo, corre ai ripari: licenziare. Il colosso bancario tedesco Deutsche Bank ha annunciato un piano per tagliare oltre 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo. I tagli al personale colpiranno circa un dipendente su dieci e riguarderanno tutte le regioni del mondo e le attività, cioè banca retail, investment banking, gestione patrimoniale. Il personale scenderà “ben al di sotto di 90.000” unità contro le 97.130 unità a tempo pieno che si registravano alla fine di marzo. (Rassegna Sindacale, 24 mag.).

La zona euro nell’occhio del ciclone. Lo scarto dei tassi d’interesse (detto spread) risale per i paesi del Sud Europa. L’accordo di governo tra i due partiti popolari in Italia ha sconvolto i mercati obbligazionari della zona euro. I tassi spagnoli (governo in crisi e quasi dimissionario) e portoghesi sono risaliti sulla scia dei tassi sovrani italiani. In questo contesto, già penalizzato dal nuovo record di scarto dei tassi tra i titoli pubblici americani e tedeschi, (accordo Usa-Cina sui dazi), il dollaro si è di nuovo rafforzato sull’euro. Nuvole nere si addensano sulla zona euro, è un’evidenza ed era prevedibile. Sono anni, se si è intellettualmente onesti, che si vede che nulla è risolto e che si mettono insieme troppi artifici contabili inconsistenti, il tutto rivenduto ai popoli con grande talento ed eccellenti metodi di comunicazione e di marketing. La forzatura del presidente italiano, oltre a non risolvere nulla e radicalizzare lo scontro con ingenuità (se lo spread è il vero termometro e che continua verso l’alto) il concetto di una Unione elitistica e bancaria contro il popolo e la democrazia si è ormai impossessato in più stati rendendoli di nuovo nazioni. Ci vorrà forse tempo, allungati da tanti trucchi autoritari, ma l’agonia di “questa Europa” e questa zona euro è iniziata, portandola tutta a destra.

 

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