Pillole 6

Risparmio da Covid. È online un approfondimento BCE sul tasso di risparmio delle famiglie durante la pandemia. … Il tasso di risparmio delle famiglie nell’area euro è quasi raddoppiato durante la pandemia, raggiungendo il 25% del reddito nel secondo trimestre 2020, dopo essersi collocato a circa il 12-13% prima del 2020. (15 giu 2021). “Il fatto è che, nonostante un calo senza precedenti del PIL, il potere d’acquisto e il reddito disponibile delle famiglie tenendo conto dell’inflazione non è diminuito”. Si può tranquillamente affermare. Con questa storia di sanità in corso e poiché l’economia ha molti “effetti collaterali”, è ragionevole pensare che questi risparmi aumenteranno ulteriormente.

Io sono uno di quelli che non dà più da mangiare a nessun ristorante, né a nessun posto dove è richiesto questo pass sanitario. Non è affatto una questione di vaccinazione ma per me è impensabile subire un controllo di polizia mentre prendo un gelato o bevo un drink solo o con gli amici. Una scena del genere è surreale e rifiuterei qualsiasi società che trasforma le brave persone in potenziali criminali che devono essere tenuti sotto costante controllo. Il ristorante o il cinema sono luoghi di svago e di piacere, luoghi in cui siamo controllati dai nostri padroni. Per me è fuori discussione. Boicottare questa situazione è ovvio, e mettere da parte i soldi è anche una forma completamente pacifica di boicottaggio economico e di consumo, ideologia preminente in cui viviamo, e se di massa, magari anche più efficace di qualche manifestazione. L’incertezza sta nel sapere o meno che prima o poi ce li mangeranno ugualmente. Abbiamo capito che i soldi non sono mai veramente nostri.

Al “Vertice sul clima” di metà aprile 2021, Cina, Russia e India si sono rifiutate di seguire pienamente gli obiettivi del “Grande Reset” e del “Green Deal”. Il presidente cinese XI Jinping ha insistito sul diritto fondamentale di tutte le nazioni allo “sviluppo economico e sociale sostenibile”. Secondo Ding Zhongli, il più importante climatologo cinese e vicepresidente dell’Accademia cinese delle scienze, non ci sono prove scientifiche affidabili per l’interdipendenza tra l’aumento delle temperature e la concentrazione di CO2. La temperatura globale potrebbe essere determinata anche dal sole. L’attività umana quindi non può essere l’unico fattore alla base dell’aumento della temperatura negli ultimi cento anni. Perché allora, si chiede Ding Zhongli, i paesi industrializzati hanno avanzato una tale “dubbia teoria scientifica”?  Perché la loro vera intenzione non era limitare l’aumento della temperatura globale, ma limitare lo sviluppo economico dei paesi emergenti e in via di sviluppo! Poiché gran parte del vertice sul clima è stato dedicato al “Grande Reset”, un programma per demolire le industrie e ridurre la popolazione, questo sospetto non può essere respinto a priori.

I salvadoregni, hanno potuto, dal 7 settembre, utilizzare Bitcoin come valuta ufficiale del loro Paese. Il dollaro USA sarà sempre una valuta corrente nel territorio del piccolo stato dell’America centrale. Questa misura per rivitalizzare l’economia nazionale è accolta con sospetto dalla popolazione. E’ un cambiamento brutale. Una semplice legge, approvata in fretta e furia, dopo un annuncio durante la grande riunione di criptovalute a Miami, è bastata per imporre la scelta del giovane presidente salvadoregno. Bitcoin (chiamato  “Chivo”) diventerà un mezzo ufficiale di transazione finanziaria per il suo paese. Lo stato del Centro America diventa quindi il primo Paese al mondo a riconoscere una moneta digitale come moneta a corso legale. La popolazione avrà quindi la possibilità di scegliere tra questa criptovaluta e il dollaro USA. Valuta ufficiale di El Salvador che ha sostituito il “Colon” nel 2001. Già il FMI non sembra deliziato dal colpo di scacchi giocatogli dal piccolo paese quindi la nazione salvadoregna, già in preda alla costante sorveglianza delle autorità, subirà sicuramente il totale controllo dei suoi scambi finanziari. Difficile abbandonare il dollaro. Chi ci ha provato è stato semplicemente massacrato e giustiziato in nome della “democrazia”.

L’incredibile fuga di sei prigionieri palestinesi da una prigione israeliana è ormai leggendaria nei territori occupati. Il cucchiaio, uno degli strumenti utilizzati per scavare il tunnel del salvataggio, è diventato un simbolo di libertà. Nelle proteste palestinesi, le persone non si limitano più a sventolare bandiere e cartelli. Di recente è emerso un altro oggetto: il cucchiaio, utilizzato dai detenuti per sfuggire a un istituto penale israeliano, è diventato un simbolo della “liberazione” palestinese.

Come probabilmente saprete, diffido sempre dell’onnipotenza dello Stato, qui come altrove, perché alla fine è sempre lo stesso risultato. Gli Stati non sanno come arricchirci, ma con sorprendente coerenza in tutto il mondo, si adoperano con notevole efficienza a impoverire le loro popolazioni. E’ una costante storica. Anzi a volte, affinché qualcosa non funzioni, spesso consegnarlo allo stato è una buona cosa. Tuttavia, so benissimo che molte cose non possono o devono essere responsabilità solo del pubblico, ma non i salvavite. La privatizzazione non è mai l’alfa e l’omega, ovviamente tutto è molto più sfumato di così, ma ultimamente, con la “gestione” del coronavirus, che è un SARS-CoV-2 (un salutare promemoria da fare di tanto in tanto per non dimenticare quello che vogliono farci dimenticare quando cambiano le parole), gli Stati ci danno alcuni esempi terreni d’incompetenza e di risultati deleteri o di una così voluta splendida programmazione.

Come sempre le costruzioni di puro potere anche se si ammantano di ideali finiscono per cadere in profonde contraddizioni e alla fine mostrano la loro vera natura in una esplosione pirotecnica di ipocrisia . E’ quello che sta succedendo in Europa con la questione polacca che in realtà costituisce solo l’occasione, o se si vuole, il pretesto per Bruxelles di ribadire l’assoluta prevalenza del suo diritto e delle sue decisioni, ancorché i trattati firmati da alcuni stati, escludano talune materie, la giustizia per esempio come per l’appunto è successo con la Polonia.

    Tutto nasce dalla riforma della giustizia varata dal governo del premier Mateusz Morawiecki e dal PiS, partito che al Parlamento europeo guida il gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr), ovvero la vecchia “casa” politica dei Tory britannici pro-Brexit, il che in sostanza già fa intravedere a un movente politico più che giuridico – istituzionale. I giudici della Corte Ue, hanno giudicato incompatibile con l’ordinamento europeo la riforma della giustizia  polacca che introduce un nuovo organo disciplinare  con il potere di sanzionare, destituire o trasferire contro la sua volontà qualsiasi giudice del Paese. E la nomina dei suoi componenti, con la riforma, è largamente in mano al potere politico. Questo come dappertutto in Europa. In tutti i Paesi del Nord Europa che aderiscono alla visione giuridica del common law i giudici vengono selezionati con il coinvolgimento di autorità politiche. A questo va aggiunto il fatto paradossale che i giudici della Corte Ue che ha sede in Lussemburgo, sono tutti di nomina politica da parte dei governi membri, dunque riproducono ed esaltano al massimo grado le situazioni che condannano. E’ chiaro che in Europa a nessuno importa davvero l’autonomia della magistratura. ma si è voluta creare una questione “formale” per ribadire la totale caduta di sovranità degli stati laddove in realtà molti ordinamenti non prevedono cessioni, ma solo limitazioni della sovranità stessa con limiti invalicabili. La Polonia non ha l’euro e dunque non è così facilmente ricattabile come altri. Adesso l’Europa  si trova a dover ingoiare le parole della sentenza dei giudici costituzionali polacchi: “sono possibili le seguenti conseguenze: modifica della Costituzione, modifica della legge europea o uscita dall’Unione europea”. La fine dell’Europa? Ma no, troveranno sicuramente una mediazione felice.

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