Nuove sanzioni americane all’Europa.

Nuove sanzioni americane all’Europa.

Tonino D’Orazio 1 agosto 2017.

Europa, capro espiatorio parallelo della Russia. Infatti è una Europa completamente soggiogata dagli Usa con le mezze e i mezzi busti televisivi ad arrampicarsi sugli specchi contro Trump e contro sé stessi. Le nuove sanzioni provengono dai due partiti bicefali degli Usa, i repubblicani e i cosiddetti democratici. Il solito doppio gioco. Si fa colpire la Russia e la si fa pagare all’Europa.

Non c’è alcun dubbio che le nuove sanzioni anti Russia votate quasi all’unanimità dalla camera dei rappresentanti Usa, (a quando il parlamento europeo?), costituisce una ulteriore perdita per l’Unione Europea. Appunto perché le relazioni commerciali Usa-Russia sono quasi inesistenti il torto rimane a noi. Non solo è una perdita secca per la bilancia commerciale UE, e quindi con riverbero sull’occupazione in generale, ma soprattutto un attentato al futuro della sua economia che deve essere a disposizione e rivolta solo verso gli Usa, abbandonando una eventuale autonoma e ricca espansione ad est. Veramente gli Usa pensano di rimpiazzare i gasdotti russi con centinaia di barconi cisterna che attraversino l’Atlantico per portarci il petrolio o il gas di scisto, pagandolo il doppio, per “aiutare il lavoro in America”?

L’articolo 9 del nuovo provvedimento sanzionatorio di Washington ordina di “respingere il gasdotto Nord Stream 2 per il suo impatto dannoso sulla sicurezza energetica della Ue”  (quanto sono buoni quando si preoccupano per noi e per salvare la nazista Ucraina!)  e quello successivo spiega il perché: “il governo degli Stati Uniti ha come priorità  l’esportazione di risorse energetiche degli Stati Uniti, al fine di creare posti di lavoro in America per aiutare gli alleati degli Stati Uniti e rafforzare la politica estera degli Stati Uniti“. Non ho capito bene la capriola finale, anche se mi sembra abbia un senso unico.

Non è abbastanza chiaro per i sudditi mentali europei?  Siamo diventati ufficialmente il secondo giardino di casa? Ma l’Est Europa (grande mercato nuovo di consumatori) non è già diventata una colonia yankee? Non vi sembra di avere davanti la definitiva sottomissione europea agli interessi americani? A settembre il nostro senato approverà l’accordo del loro senato con il vincolo definitivo che si chiama Ceta. Una specie di accordo con il Canada subordinato a quello tra Canada e Stati Uniti. Cioè questi ultimi rientrano dalla finestra dopo il blocco dell’accordo diretto del TTIP. Sarà un altro vincolo di bilancio potentissimo e asfisiante. Troveremo sempre, dopo, politici con lacrime di coccodrillo, eppure già oggi devono far finta di non rendersi conto, i paladini delle privatizzazioni, del ridicolo dell’Italia, come l’affaire Fincantieri. Era l’unica cosa che eravamo riusciti a “comperare” nella grande opportunità europea del libero mercato, delle favolose privatizzazioni. Invece gli altri paesi ci hanno comperato tutto e hanno mantenuto le nazionalizzazioni necessarie al proprio popolo, utilizzando la clausola di “interesse nazionale”.

Il provvedimento, a pensarci bene forse un punto a favore di Trump, è un attacco alla grande amica Germania, maggiore esportatrice europea. Dice il ministro degli esteri tedesco: “Le sanzioni contro la Russia non dovrebbero diventare uno strumento per la politica industriale degli Usa”. Riprende il ritornello il ministro collega francese: “La portata extraterritoriale di queste   sanzioni   appare illecita rispetto al diritto internazionale.” Anche perché “non sono concordate” (!).

Sono invocazioni ridicole, che vengono da pulpiti altrettanto ridicoli, sul diritto internazionale, dopo aver distrutto, in 20 anni, interi paesi con guerre, bombardamenti, genocidi e colpi di stato.

America first”, in fondo come il “forza Italia” di Berlusconi, è sempre uno slogan bipartisan. Il consenso alle sanzioni contro qualcuno che, anche accerchiato, resiste alla prepotenza Usa, ottiene un consenso quasi unanime. Votazione al Congresso: 419 contro 3; voto al Senato 98 contro 2. Anche se l’Unione Sovietica non esiste più, negli Usa il maccartismo, la paura e “l’isteria anti-Russia” continuano ad imperare. Inoltre, per la prima volta nella storia, anche se Trump dovesse opporre di diritto il suo veto, o di sospenderlo, nel provvedimento c’è un’aggiunta di grande democraticità: i parlamentari si arrogano il diritto di interporsi, una minaccia strana, poiché basterebbe al Congresso di rivotare il testo con una maggioranza dei due terzi per superare l’eventuale veto. In fondo è la dimostrazione che Trump è un incidente di percorso, non lo volevano né le lobby repubblicane né quelle democratiche.

In realtà, dopo la moneta euro in bilico e pronta al crollo e la tensione sull’immigrazione di massa, questo dictat è un nuovo siluro alla coesione dell’Unione e si può dire che, tra breve, quest’ultima basata su commercio e denaro è in fase ulteriore di naufragio. La sottomissione è vergognosamente prevedibile. Nessuno può spezzare il cerchio magico dove gli Usa hanno rinchiuso tutti. Anche se questa decisione unilaterale del Congresso sulle sanzioni su tutto, cioè adesso anche su quelle energetiche mai incluse fino ad ora perché siamo solo consumatori e non c’è alternativa reale al gas russo, rappresenta una vera fessura nelle relazioni tra i due blocchi occidentali.

Infatti le sanzioni sono americano-russe oppure americano-europee anti russe? Sarebbe divertente vedere il seguito se non fosse tutto da piangere. I russi sono europei come noi bloccati da veti oltre atlantico, che non sono europei e fanno parte di un altro tipo di cultura, assolutamente individualistica, che non ha nulla a che vedere con la nostra storia sociale, solidale e comunitaria. Ma se noi stessi siamo contenti di somigliare a loro, il problema diventa diverso. Stanno provando ad addestrarci anche da svariati decenni, se solo pensate alla percentuale delle parole che vengono utilizzate, cioè quelle giornalistiche-televisive, sono anglo-americane. Tralascio una disquisizione su lingua e potere, basterebbe leggersi qualcosa di Noam Chomsky e fare intellettualmente il punto. Hanno già vinto su privatizzazione dei beni pubblici e Stato “leggero”.

Insomma siamo in una guerra economica rafforzata contro la Russia, e a parte il gas che sicuramente Putin continuerà a fornirci, gli affari sono affari e con gli amici cinesi è meglio mantenere il piede in due staffe. Purtroppo la Nato si è mangiata anche il Montenegro, paese attraverso il quale passavano gran parte delle nostre merci verso la Russia. Facile: il Montenegro comprava (per finta) e poi rivendeva (trasferiva) ai russi. Montenegro: il porto di Antivari, acquistato con concessione trentennale dalla Serbia (2010), che ne ha fatto un porto modernissimo, spostava, all’inizio delle sanzioni euro-americane, circa 500.000 tonnellate oggi ne sposta circa 7 milioni. Non è un miracolo. Ma giro di cassa o gioco delle tre carte. Anche se la Nato continua il suo accerchiamento, in realtà accerchia e isola noi tenendoci fortemente abbracciati a loro con un amore spassionato se non mortale.

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