Mattarella non ha molte soluzioni.

Tonino D’Orazio. 21 aprile 2018.

Nonostante la stampa e i mass media, quasi tutti conservatori, ne invochino le qualità demiurgiche affinché nulla cambi. La legge elettorale è stata voluta affinché il paese rimanesse nella confusione, se non con altri fini di evidente accordo di due partiti risultati poi perdenti, e di un abbattimento di ciò che resta della fiducia nella “politica”, come termine corrotto di valore.

Non abbiamo davanti un teatrino come vogliono farci credere speculando su una frasetta dell’uno o dell’altro. La pressione dei mass media, per quanto forte e costante, si scontra non solo sui numeri e le ipotesi ma anche sulla fine di poteri politici logori e impresentabili, che hanno sostenuto e con i quali hanno convissuto egregiamente fino ad oggi. La paura del cosiddetto “populismo”, cioè potere al popolo negato fino ad oggi sgretolando e violentando la Costituzione con prepotenza da parte delle élites, non è passata. Tanto che un governo M5S-Lega unico solidamente possibile, a meno di qualche solita operazione acquisto calcistico usuale nel nostro Parlamento, viene continuamente depotenziato, portando a galla, sempre in primo piano un canuto personaggio corrotto e condannato, sempre più offensivo e scurrile, che li può ancora garantire nella continuità. Magari per un altro poco, il tempo di svendere tutto quello che rimane dell’Italia.

Se il M5S sostiene un governo con PD o con la Lega ha vinto; se non lo fa e lo fanno PD e centrodestra, ha vinto; se non si fa il governo e si va a votare, ha vinto, non ha colpa perché ha “aperto” a tutti, eccetto ai condannati, ma ovviamente “aveva tutti contro”. Se il M5S perde la metà dei programmi proposti nel “patto” di governo, ha perso. E’ l’asso logorante per un ritorno in forza del Pd. Se la Lega forma un governo con il M5S, ha vinto e valorizzato i voti presi. In quanto a programma hanno dieci punti in comune e potrebbero essere più che sufficienti per una legislatura. Se Salvini fa un governo sostenuto dal centrodestra e dal Pd, non ha vinto, e se si dovesse tornare al voto, può aumentare solo la sua vincita, balcanizzando parte dei voti di FI e bloccando così l’eventuale perdita degli accordi nelle regioni del nord. I perdenti evidenti, sulla scia del crepuscolo, sono FI e il Pd, anche se brigano per aumentare il disordine istituzionale, uno forzando disperatamente e l’altro sull’Aventino, sanno di non potersi ripresentare impunemente a nuove elezioni. Mentre, se si propone l’ipotesi del cosiddetto governo del Presidente, lo scenario si complica, perché a chi ha vinto così prepotentemente con programmi chiari, nonostante l’imbroglio del rosatellum, non sembra necessario assumere la solita “maturità e responsabilità” che i perdenti vorrebbero imporre per forza e così annacquare i programmi e il voto della maggioranza degli italiani, del popolo sovrano. Quindi non è affatto da escludere un voto anticipato liberatorio e decisivo. Le elezioni in Friuli o nel Molise sono un palliativo o una scusa di chiarezza. Infatti se vincono la Lega a nord e il M5S a Sud cosa cambia nel contendere? L’attesa serve a perdere tempo. O a logorare Berlusconi e metterlo fuori rotta.

Nel frattempo sembrano perdersi nel marasma generale i programmi radicali e alternativi (detti populisti) proposti in campagna elettorale, anzi, per l’Unione, la troika di Bruxelles offre sempre la stessa ricetta ottusa e fallimentare di tagli e austerità, con studi e minacce, e tutti sembrano essere già ricondotti dentro le stesse logiche e la medesima riproduzione futura. Sia vincitori che vinti ancora nessuno ha rifiutato i diktat, già pronti e annunciati. A meno di un normale tatticismo dilatorio.

Mattarella non può continuare il giochetto di Napolitano con un premier di nuovo designato. La nostra non è una repubblica presidenziale malgrado qualcuno ci abbia provato efficacemente per anni a fare il comodo suo distruggendo alla fine il suo stesso partito di riferimento e il benessere relativo di molti italiani. Gli italiani non sempre dimenticano. Sembrano aver ripudiato in massa la precedente legislatura incostituzionale per ben due volte. Il 4 ottobre 2017 ribadendo la validità e la forza della Costituzione e il 4 marzo tentando di punire gli inciuci decennali di gestione irresponsabile, capace solo di impoverimento e disoccupazione, senza sbocco per il paese. Almeno verso il popolo, cioè in fondo i lavoratori, i giovani e i pensionati, complessivamente stremati. Odiosa la cultura fascista che tenta di definire “il popolo sovrano” come incapace e anti democratico. C’erano quasi riusciti.

Né Mattarella può appellarsi alla assoluta necessità di un governo a tutti i costi purché continuino le ideologie e i programmi di quelli precedenti. La maggioranza degli italiani ha votato contro questi concetti. Non è giusto insistere ma le ultime esperienze europee di paesi senza governi disastrosi per un bel po’, sono andati parecchio “meglio”. Altri perdenti ci hanno messo sei mesi, (Germania), ma il saldo sembra solo rimandato alle prossime elezioni per il Parlamento europeo dell’anno prossimo. E’ il timore e la sostanza del discorso di Macron al Parlamento europeo del 17 scorso con la stupidaggine-paura della “guerra civile”. Non c’è questa fretta a imbrigliare i vincitori palesi di questa nostra tornata elettorale. Vincitori che non vogliono rimanere con il cerino in mano e che un minimo di accordo sulle istituzioni intanto sembrano averlo trovato.

Quello che stupisce è la sedicente sinistra, cioè le trombe del Pd, che plaudono ai ricatti che già provengono dalla troika di Bruxelles, sadicamente felici che qualcuno vendicherà la loro sconfitta. Non hanno capito che l’Italia non è la Grecia e che qualcosa verso “questo tipo” di Europa, che vogliono rappresentare a tutti i costi, è profondamente cambiata. Purtroppo solo a destra ed è anche responsabilità loro. Europa disunita, con Stati competitivi l’uno contro l’altro, e che non si può modificare dal di dentro. Tutti quelli che continuano a proporre come unica soluzione questa Europa dell’impoverimento, dell’austerità, dello sberleffo autoritario di gente non eletta da nessuno e piazzati lì dalle banche americane per continuare a succhiare impunemente la vita e le risorse di interi popoli, non possono tornare indietro e sconfessare le loro responsabilità e il disastro in quest’ultimo decennio. Lassismo che ha reso questa Europa autoritaria. Nessuno osa dire che in Italia, ma anche in altri paesi europei, questo è un voto di cambiamento culturale profondo, anche se alcuni pensano si sia ancora in tempo a recuperare la conservazione, magari aggiustando un po’ di più “le regole”. (Macron). A molti, compreso lo sbeffeggiato e strisciante Berlusconi ora europeista, potrebbe andare per il meglio nel migliore dei mondi. Anzi, un incarico di Mattarella alla sua Presidente del Senato lo riporterebbe in auge, il vecchiume che ritorna. Potrebbe anche essere sostenuto dal Pd, che forse inizierà ad “aprirsi”, a ridiventare “responsabile” e intravvedere il patto che avevano sperato con l’imbroglio del rosatellum affinché non cambiasse nulla. Sarà un fuoco di paglia. Lo sarà anche quello eventuale di Fico, a meno del suicidio politico di Berlusconi che rompe con la Lega o viceversa.

Anche tutta la destra non è da meno nel sostenere il neoliberismo, ma quelli, si capisce, hanno sempre difeso i ricchi e la nuova aristocrazia alto borghese, quindi la continuità è d’obbligo. Così come Salvini, populista o meno, che ha fatto la fortuna del suo partito solo sulla paura e sul dramma dell’immigrazione, condito con un po’ di nazionalismo anti-Europa. Nazionalismo a parole e sicuramente impraticabile con un governo della conservazione.

In questo i mass media, quinta colonna, spingono da giorni e siccome la Borsa continua ad andare avanti almeno fino adesso, più nessuno ha paura di cambiamenti radicali nella politica italiana.  A meno di un ritorno al voto con una scelta forte dell’elettorato, anche con la legge attuale. Gli unici che ci potrebbero andare volentieri sono la Lega e il M5S, ma forse preferiscono governare insieme.

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