Il Trump incompreso

Il Trump incompreso

Tonino D’Orazio 9 novembre 2016

Si vede che non ce l’hanno fatta, i mass media a convincerci di tifare per la guerrafondaia Hillary. Non so se sarà possibile e fin dove, ma in politica internazionale propone “giusti accordi” invece che la guerra (anche economica) e per le sanzioni alla Russia ci lascia giustamente in mutande. Lo staff “democratico” americano era diventato di “sinistra” come lo è il nostro Pd. Lì devono averlo scoperto sia i poveri che la democraticamente impoverita classe media. Le banche hanno rubato loro tutto, terre, case, futuro. Mi sembra che lo stesso “populismo” stia salendo in Europa dove il PSE fa finta di non capire che forse anche qui in Europa qualcuno pensa che sia meglio la brace che la padella. Metti che si spezza la gabbia oligarchica di chi ci comanda a bacchetta, senza essere eletti da nessuno, nella quale ci hanno rinchiusi per impoverirci e fare arricchire i pochi. Tanto non mi sembra che ci avviamo a un cambiamento della linea di austerità. Anzi, se ne deve essere accorto anche Renzi e presto farà una brutta fine politica.

Nel suo programma Trump rilancia la funzione dello Stato in grandi opere e in infrastrutture. Rifare ponti e strade. Migliaia di posti di lavoro utili alla civiltà di un paese. Sembra un concetto programmatico di sinistra. Tenterà di evitare la delocalizzazione di massa delle imprese e l’impoverimento delle loro zone di prossimità. Quasi mi piace.

Il regista antagonista Michael Moore: “Conosco molta gente in Michigan che intende votare Trump anche se non concorda con lui. Donald Trump venne al “Detroit Economic Club” e, davanti ai capi della “Ford Motor”, disse che se volevano chiudere le fabbriche di Detroit e trasferirle in Messico, lui avrebbe imposto una tariffa del 35% su quelle macchine da reimportare e quindi nessuno le avrebbe comprate. E’ stata una cosa impressionante, nessun politico, democratico o repubblicano, aveva mai sfidato così i dirigenti. E’ stata musica per le orecchie della gente del Michigan, Ohio, Pennsylvania, Wisconsin, i cosiddetti ”Stati Brexit” (quegli stati che intendono usare il voto – in barba a sondaggi e politicamente corretto – per mandare un messaggio ai leader politici)”. Trump ha minacciato anche i vertici della Apple e che li avrebbe costretti a fermare la produzione di iPhone in Cina, per trasferirla esclusivamente in America.

I sondaggi? La povertà, anche della classe media è realtà, il tentativo di inculcare tramite sondaggi che hanno ragione i ricchi a spogliare i poveri non ha funzionato. Sta avvenendo anche da noi con il “testa a testa” del Sì e del NO, tentano di condizionare, ma ormai Renzi è bruciato dalla troika che conosce i sondaggi veri e il nuovo “populismo” che avanza contro di loro e la loro ideologia nefasta.

A metà ottobre il regista Michael Moore spiegava perché Trump avrebbe vinto. “L’élite americana è così distante dalla classe media che non capisce quanto questa sia stata danneggiata negli ultimi anni. La classe media e quella più indigente voteranno la reality star perché almeno usa un linguaggio comprensibile e chiaro. (In questo anche Grillo è una reality star). L’elezione di Trump sarà il più grande vaffanculo della storia umana al mondo. Se Trump intenda mettere in pratica le sue promesse o no è irrilevante, intanto parla a gente ferita. Ecco perché i poveri lavoratori abbattuti, anonimi, dimenticati, che una volta costituivano la classe media, oggi amano Trump. E’ il cocktail di molotov che aspettavano, la granata umana che possono gettare contro il sistema che ha rubato loro la vita”.

E’ da considerare il tutto una lotta di classe contro il colossale e potente l’establishment, contro la cerchia ristretta degli arricchiti del neoliberismo? Contro una parte dei vertici repubblicani che lo avevano ripudiato dando l’impressione anche loro, ed è vero, di far parte dell’establishment? Pensate ai petrolieri Bush. Dal tonfo delle borse mondiali (eccetto Mosca) sembra che il colpo sia andato a segno. L’America segue il Brexit (termine più volte utilizzato in campagna elettorale per gli stati più industrializzati del nord) nella rivolta tumultuosa contro le élites che governano il mondo tramite banche, finanza, corruzione e guerre. Se questo è vero allora bisogna considerare anche il Brexit una rivolta del “basso contro l’alto”. Se i movimenti, e i sommovimenti, negli Usa sono sempre stati considerati avanguardia di ciò che avverrà in tutto il mondo, almeno quello occidentale, (il ’68, Occupy Wall Street …) ci si può aspettare che avvengano anche in Europa se non in tutto il mondo. Anzi il “populismo” (nonché le richieste del “popolo” che non ne può più) avanza anche qui, appena si può votare. Vanno a destra, ma la sinistra, soprattutto quella socialista e socialdemocratica non ha fatto il proprio dovere, anzi ha partecipato, come le ricche famiglie repubblicane americane, ad impostare la soffocante struttura politico-economica attuale. Forse solo Sanders, che pure aveva ben intercettato il malcontento diffuso, e una forte ineguaglianza nella ricchezza, nel reddito e nell’esclusione di tanti, avrebbe potuto rendere progressista il partito democratico e lo scontro avrebbe avuto più chiarezza per tutti i veri progressisti del mondo. Siccome forse faceva più paura all’ establishment del miliardario Trump, si è preferito la continuità di una globalizzazione che oggi ha ricevuto un colpo mortale, visto che già molti analisti, marxisti e non, individuavano da tempo una crisi irreversibile del capitalismo nella sua forma “snaturata” dal neocapitalismo.

Come mai un “razzista” riesce a prendere una quantità enorme di voti dagli immigrati? Come mai, anche da satiro, riesce a prendere una larga parte di voti dalle donne? (Cfr grafici elettorali del Times).

In verità sono saltate tutte le nozioni che erano state impresse ad una società assuefatta, cioè il conformismo già deciso, il bon-ton imposto dai mass-media, di cos’era il bene-il male, la morale-l’immorale, il savio-il folle, il possibile-l’impossibile. Sembra essere saltata la serratura di una gabbia costruita da Reagan-Thacher in poi e imposta al mondo intero, con una Europa sempre più segugia. E’ saltata per prima proprio nei loro due paesi, e dalla destra. Il che fa dire a molti cronisti che è una rivolta antiglobalista e quindi, se andrà avanti, profondamente rivoluzionaria. Ma noi, in Europa ancora non siamo pronti. Siamo tutti abbagliati dalla Grosse Koalition o dalla Terza Via blairiana, miseramente fallita da più di 10 anni e diluita in guerre varie. E continuiamo a trafficare oltre le decisioni popolari.

Ma i cronisti li abbiamo visti all’opera in questi ultimi anni. Sono tifosi pagati, bassa manovalanza, e se sbagliano fanno finta di niente. In quanto a una destra che possa fare la rivoluzione rimango con molte perplessità. Avverrà, in assenza di una sinistra, anche socialdemocratica, solo una nuova ristrutturazione del capitalismo, poiché come dice da qualche mese, con fiuto, la Lagarde del Fondo Monetario Internazionale, in modo infidamente e cinicamente autocritico, “stiamo uccidendo la mucca che ci dà il latte, quindi bisogna fare qualche cosa”.

Insomma, senza fretta di giudizio ci vorrà un po’ di tempo per capire, sperando che la media borghesia non fugga di nuovo sola verso l’alto, lasciando il suo naturale alleato, il mondo del lavoro, a terra. E’ l’unico connubio per una ridistribuzione della ricchezza tolta e rubata in questi anni. Non importa se in forma “populistica”.

 

Precedente Attacco all’Italia, del NO. Successivo Trump, Obama e l’oligarchia globale