Gli immigrati e la fortuna delle destre

Gli immigrati e la fortuna delle destre.

Tonino D’Orazio. 21 ottobre 2017.

Gli immigrati hanno fatto, in tutta Europa, la fortuna delle destre. In fondo nascondono bene l’avanzata feroce del neoliberismo. Sono il cavallo di Troia contro il residuo concetto di società civile, di convivenza, di collettivo. Sono diventati l’arma della paura delle società europee e del loro futuro.

Quasi non c’entrano nulla con quello che succede realmente ma non appare a sufficienza. Nascondono malgrado loro l’avanzata dell’ala più dura del neocapitalismo. Cioè l’avanzata reale del neofascismo. In tutta Europa, dove le destre continuano ad avanzare con la loro ideologia (ultimamente in Austria). Spesso a causa dei sistemi elettorali fanno corpo unico con il centro e con i conservatori, (a volte anche con i socialisti), per cui alla fine sono loro che inglobano gli altri nei loro programmi.

Non sono le marce nostalgiche che devono preoccupare. Il fatto che possano essere riproposte, e in date memorabili, significa che siamo già oltre i tempi. Infatti l’estrema destra ha sempre fatto parte dei sistemi governativi, in Italia , e non solo, soprattutto dopo la fase Almirante. Già allora bisognava essere più efficaci nell’applicazione della nostra Costituzione e non in modo folcloristico e talebano alla Boldrini. Non è un problema di monumenti ma di profondo scoramento dell’unica arma contro, cioè una democrazia vera e partecipata oggi inesistente. Quanti sono stati i governi democristiani sorretti dalle varie destre (sempre in “aiuto” di Andreotti), nelle quali già allora si erano rifugiati i “nostalgici”? Ma tanto è, la democrazia e la storia non fanno sconti. Si è continuato con le nuove sembianze presentabili dei fascisti, bastava cambiare nome, al governo per anni e decenni, con i vari Fini, Storace, Alemanno, La Russa e non in dicasteri minori, oltre alle più grandi città italiane. Il tutto in una vera assenza colpevole della sinistra, che continua fino ad oggi, sin dagli anni ’90. Il tempo non perdonerà questa colpa.

Ma oltre ad una immagine “ritoccata” il vero veleno sta nella loro vecchia teorizzazione del fascismo. Intanto ridurre ai minimi termini la rappresentanza sindacale, ancora impossibile da abolire con questa Repubblica ma “ci stanno lavorando”, e contenere nel recinto più possibilmente povero e ricattatorio i lavoratori e le famiglie. Nessuno può negare quel che è avvenuto dal 1980 in poi, sia in termini di impoverimento della popolazione ma soprattutto nella cancellazione di ciò che si chiama in grosso “i diritti”, compresi quelli di cittadinanza. Qualunque sia il partito che abbia governato “con grande esperienza” il risultato è latente e visibile.

La tecnica è quella di un passo all’indietro alla volta e di dieci con un grosso colpetto ogni due o tra anni, il tempo di digerire e far convincere che non c’è alternativa. Certamente si inizia dalla “massa”, cioè quel 90% della popolazione che subisce il predominio del 10%. Poi si abolisce il diritto di voto. Non si può direttamente, l’ultimo referendum sulla Costituzione lo ha dimostrato, ma basta far votare diluendo i livelli e bloccandoli a decisioni coercitive, se non spostando altrove i veri livelli decisionali, vedi troika di Bruxelles. Sono le varie leggi elettorali (ma sono veramente tutte anticostituzionali signora Boldrini?) che si susseguono da quando ingenuamente il popolo ha creduto che con “il maggioritario” sarebbe stato lui a decidere in parte la governabilità del paese. Da allora non solo non sono stati “aboliti” la pletora di partitini che sopravvivevano di ricatti parlamentari e governativi o di sovvenzioni elettorali, ma la confusione si è direttamente trasferita nel mercifico parlamentare tra scambi vari, a seconda delle necessità, tra gli stessi partiti presenti. Non sfugge a nessuno che tra i 1.000 parlamentari 350 hanno cambiato casacca in questa ultima legislatura e non ci si fidi di nessuno. Prova ne sono gli ormai quotidiani “voto di fiducia” richiesto da uno strano governo che teme continuamente di non avere una maggioranza parlamentare. I nomi degli ondivaghi sono pubblicati, in un raro scatto di onestà intellettuale, da Repubblica e non da quel giornale “sovversivo” chiamato Fatto Quotidiano.

Il concetto vero dell’imposizione del neofascismo sta nel rosicchiare un po’ alla volta i diritti di cittadinanza. Non serve parlare di quelli del mondo del lavoro, ormai ridotti a poco più del nulla. In qualche tribunale del lavoro solo qualche giudice resiste ma si capisce ancora per poco, perché la privatizzazione della merce “uomo-lavoro” non è finita, anzi sembra esserne arrivata sulle nostre sponde una bella riserva. Ed è proprio questo l’ossimoro più disgustoso, perché pur la destra sparando paure varie contro di loro, quest’ultimi sono il loro strumento più abile per continuare a destrutturare ciò che resta del mercato del lavoro. A mettere gli uni contro gli altri all’interno del “popolo nemico” e stare a guardare o attizzare. Anzi si tratta di parlare solo di questo al fine di evitare che si capisca troppo delle sempre nuove manovre di impoverimento delle “finanziarie” semestrali. Meglio i morbosi fatti di cronaca per un popolo di guardoni o qualche inconcluente pollaio di talk show televisivo.

Vogliamo verificare cosa rimane di altri diritti fondamentali e costituzionali? Quello dello studio e della Scuola? Quello della sanità detta “universale”? La nostra che dalla “più bella” del mondo è diventata quello che vediamo tutti i giorni? Quelli dell’equità della giustizia a cui fare riferimento? Alle libertà personali che spariscono in cambio di una “sicurezza” impossibile? Ai controlli personali, anche del fisco, dei mercanti e di internet, su cibo, medicinali o spese varie, in nome di una evasione fiscale la cui massa enorme si trova altrove, oltre che nella corruzione generalizzata? A parte la battuta ma intanto “tutto è proibito” poi tutti fanno tutto. Ma che la legge non venga rispettata nel senso che “è uguale per tutti”, o non vi siano “controlli” veri (se non stradali, a volte in modo così evidente che servono solo a fare soldi in nome della nostra fittizia sicurezza) è un sistema che aiuta il disfacimento di una società solidale, verso un individualismo irrefrenabile, e che non è più capace di avere il minimo indispensabile di geni per autoregolamentarsi civilmente. Allo snellimento burocratico? Al possesso del proprio denaro? Denaro che può essere legalmente derubato dalle banche nelle quali siamo costretti per legge a metterlo ricevendo in cambio, pagando per spenderlo, un pezzo di plastica? Prigionieri di aumenti dei costi, di consumi ritenuti necessari e civili, in modo indiscriminato grazie alle privatizzazioni, cioè appropriazioni indebite di beni altrui, cioè di tutti? Alla tutela dei nostri beni culturali o al nostro sistema ecologico? Sono saltate tutte le regole culturalmente condivise perché per un po’ erano state ritenute certe.

Allora quella manifestazione dei “nostalgici” non rappresenta l’epifenomeno, cioè solo quello “che appare”, ma una rivalsa profonda in tempi in cui se lo possono permettere, cioè il ritorno dei gerarchi, lobby politiche-finanziarie e possibilmente “l’uomo solo al comando”, trasfigurazione del termine anglosassone di leader al quale ci siamo abituati e ci stiamo democraticamente affezionando. E se le parole sono pietre, a volte diventano anche boomerang.

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