Della politica estera del M5S.

Della politica estera del M5S

Tonino D’Orazio 18 aprile 2017.

Esiste un rapporto ideale tra la politica estera espressa dal M5S, la storia del pacifismo terzo mondista della sinistra vera e l’ipocrisia del capitalismo democratico-liberale?

Si può anche dire che sinistra e destra non esistono più, però la storia è la storia, le idealità sono le idealità e la prassi politica la prassi politica. C’è idealità nella Carta dei Diritti dell’Uomo? C’è idealità nell’aver istituito l’Onu onde tentare di evitare il “Homo Homini lupus” così negativamente basilare in tutta la storia del genere umano? L’aver tentato di risolvere le dispute tra stati e popoli per via politica piuttosto che con le armi poteva rappresentare un grande ideale. Tant’è che averlo ribadito nella nostra Costituzione (Art.11. “ripudio della guerra”), all’uscita della macelleria della seconda guerra mondiale, sembrava averci portato nel campo del pacifismo, o quantomeno di prestare le competenze del nostro esercito ad una forza di interposizione a disposizione dell’Onu (es. Libano). Valore ribadito dal documento del M5S, riportandoci indietro in un paese pacifico dopo che era stato, governo di sinistra (D’Alema), assoldato per una guerra Nato contro la Serbia e la ex Jugoslavia. E quindi successivamente presenti in varie guerre (“Iraq, Somalia, ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq bis, Libia, Ucraina, Siria”) come aiutanti “esportatori di democrazia” liberale, che si risolve sempre più, a conti fatti, in rapina armata e in genocidio del genere umano, tenuto conto di milioni di morti, non ancora tutti contabilizzati perché permanentemente in itinere.

Multilateralismo, cooperazione internazionale, rifiuto della guerra e delle missioni militare ad eccezione delle truppe di interposizione Onu. Sono sempre stati concetti di sinistra. Li potete trovare in tutti i programmi della sinistra italiana, quella alternativa o meno, anche socialiste, da sempre. Incidono anche sul primo concetto espresso dal documento: il recupero della sovranità per poterli applicare. Simpatica analogia con le tematiche espresse dal neo e giovane guru marxista Diego Fusaro: “ripartire dall’interesse nazionale…”. Quasi tutto il resto dell’arco costituzionale parlamentare lo ritiene una utopia, sia per non ammettere la conduzione  della storia recente appena passata e le connesse responsabilità, sia perché ormai così strettamente vincolati ad istituzioni sovrannazionali potenti e tali da impedirne qualsiasi possibilità. Viene anzi ribadita, a ritornello nei talk show, l’impossibilità costituzionale di un possibile “ritorno indietro” sulla sovranità nazionale. Ormai, anche se non va sempre bene, è fatta.

Sarà mai possibile sfrattare i bombardieri atomici statunitensi dalla loro portaerei penisola Italia? “Consideriamo, inoltre, il nostro territorio indisponibile per il deposito e il transito di armi nucleari”. Purtroppo la guerra l’abbiamo persa più di settant’anni fa e siamo stati “occupati dolcemente e volontariamente”. Il dolcemente lo abbiamo perso nel periodo delle “stragi di stato” e dei servizi deviati, sicuramente tuttora in piedi e semplicemente “dormienti” (come diceva Cossiga).

Il M5S, come tutti i partiti italiani, sanno che lo slogan “fuori dalla Nato” non è possibile, e non lo è mai stato, malgrado non esistano più i pericolosi comunisti dell’Urss, ma una possibilità di precisare meglio a cosa serve, o dovrebbe servire, è un tentativo di verità, sicurezza e trasparenza necessari. Visto che, nata per la difesa contro l’eventuale aggressione sovietica, per questo deontologicamente e per statuto deve mantenere almeno nemica la Russia, è diventata un’arma spuntata e avventurosa, utile a qualsiasi cosa eccetto allo scopo primario.

Viene fuori dal programma un altro concetto alter mondialista, cioè la possibilità di stringere accordi complessivi, non capestri come Ceta e TTIP, con il gruppo dei Brics, (Brasile Russia India Cina e Sudafrica), visto semplicemente che, nel mondo globale, rappresentano 5 miliardi di persone su sette, non lasciando la direzione e la mano libera solo all’imprenditoria-mamma statunitense.

L’altro tema, ormai difficile per molti da definire se di politica interna o estera, è quello dell’Unione Europea che “si sta smantellando da sola”, riecheggiando così tutte le tematiche attribuite da molti ai “populisti”. Alcuni concetti sono vicini alla destra, pardon alla Lega, di Salvini, ma meno radicali. Un concetto programmatico si desume dal fatto che le istituzioni europee non devono coincidere per forza unilateralmente con la politica monetaria. Sembra più una richiesta di modifica che uno “sganciamento”, sia dalla UE che dall’euro, leggi BCE. Di un ragionamento anticapitalistico, caro all’ideologia della sinistra, rimane solo quello anti strapotere bancario, e probabilmente non è poco se si tiene conto che ne è una delle chiavi principali. Si può anche capire la moderazione del Movimento, tutt’altro che ingenua, visto il fuoco di sbarramento mass mediatico e elettorale già in atto, e in genere appiccicato su ogni “parola” o concetti rielaborati utili a denigrarlo. Infatti, dicendo che non è d’accordo, per principio di sovranità, alle sanzioni alla Russia, rivelatesi stupide e dannose per l’Italia, tentano già di farlo passare come movimento filo-Putin. Ricorda il meccanismo elettorale contro Trump rivelatosi poi come ridicolo e oggi, a conti fatti, una vera menzogna. Certamente ammettono che per la lotta al terrorismo la Russia rappresenta un partner affidabile e la possibilità di cooperare senza violazioni reciproche. E’ comunque ciò che pensa sicuramente la maggioranza degli italiani dopo il sostegno alla Siria occupata da tutti i terroristi dell’area e non.

Il resto del documento sembra ribadire che la vittoria del NO alla deforma costituzionale di Renzi/JPMorgan, ci chiede di applicare meglio la nostra Costituzione nel rispetto della volontà popolare. Compresa quindi la rappresentanza pacifica del nostro paese nella compagine internazionale. Sarà difficile applicarla ma non, almeno, di sottoscriverla nel rispetto dei valori fondanti della nostra Costituzione. Bisogna ricordare ogni volta che a questo serve la marcia della pace “Perugia-Assisi” voluta da Capitini, anche e soprattutto contro l’ipocrisia degli ultimi decenni.

Idealmente, in gran parte di questo programma, ci si può ritrovare e sembrano possibili adesioni e collaborazioni, almeno per chi crede sia ancora possibile ritrovarsi in un paese non più ipocritamente guerrafondaio e spendaccione o con strani amici guerrafondai che tarpano le ali della pace, primo tra i valori fondamentali del movimento internazionale dei lavoratori. Strana analogia di sinistra.

 

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