Prima del G20 di Amburgo.

Prima del G20 di Amburgo.

Tonino D’Orazio, 11 luglio 2017.

La “guerra” tra Trump e il resto del mondo si è propagata prima e durante il G20 di Amburgo. Protezionismo o libero-scambio. Sono risorti storici fenomeni fascistizzanti rivolti soprattutto al nuovo imperialismo tedesco.

Intanto, due giorni prima di raggiungere Amburgo Trump visita un rinnovato “nemico storico” dei tedeschi: la Polonia, con un governo di estrema destra che al colmo della situazione deride i nazisti. Il suo discorso? Ha contemplato la fine della “nostra civiltà” e chiamato tutti a una lotta per “la famiglia, la libertà, la patria e Dio”. Ovviamente la Polonia gli garantisce una amicizia sicura nella rivalità tra imperialismo americano e imperialismo tedesco.

Addirittura ha riportato alla memoria l’Alleanza del 1920 (Intermarium) che raggruppava, a Varsavia, 12 paesi d’Europa centrale e orientale, tutti con regimi nazionalisti e fascisti, sostenuti dagli Usa e diretti, già allora, contro sia la Germania che la Russia. Un vero segnale prima di Amburgo.

Ma anche la Merkel non è stata da meno. Ha organizzato un suo proprio incontro con il presidente cinese Xi Jinping, ribadendo una politica di libero-scambio. Di sostegno al Trattato sul clima di Parigi, ha condannato il protezionismo, opponendosi implicitamente alla politica dell’amministrazione Trump. Anzi ha abbracciato il progetto One Belt, One Road, la cosiddetta “nuova via della seta” che dovrebbe collegare con enormi infrastrutture (trasporti e energie) la Cina, l’Asia centrale, la Russia e tutta l’Europa. Una vera pugnalata. E’ una iniziativa considerata una vera minaccia esistenziale da Washington, perché verrebbe tagliata fuori da quasi 4 miliardi di “consumatori”.

E’ una vittoria pesante per Xi, soprattutto di fronte alla pressione militare degli Usa nel Mar di Cina e nella penisola corena. Anzi, per lo stesso motivo, due giorni prima del G20, è passato a Mosca e con Putin hanno chiesto agli Usa di ritirare i loro missili balistici dalla penisola e di smettere le provocazioni e le manovre militari.

Nel frattempo, alla vigilia del G20 l’Unione Europea a trazione tedesca ha firmato un patto con il Giappone di Shinzo Abe per dichiarare la volontà di difendere il libero-scambio contro il nuovo protezionismo.

Il 3 luglio i francesi della Total hanno firmato un accordo energetico con l’Iran, di svariati miliardi, malgrado le sanzioni ancora esistenti, con il sostegno e la partecipazione finanziaria della Banca di Sviluppo Mondiale, (antagonista del FMI), diretta dalla Cina per il Brics e la partecipazione (30%) del gruppo China National Petroleum Corporation (CNPCI). E’ un accordo rilevante e di lungimiranza, proprio al centro della One Belt, One Road.

Non da meno l’aspetto psicologico dell’incontro tra Trump e un Putin sorridente, di cui si sa poco (malgrado le forti e inutili proteste dei giornalisti della rete americana CNN), che invece di 30 minuti è durato più di 2 ore, anche con risultati internazionali immediati e visibili. Insomma si deve capire chi comanda ed è importante a questo mondo. Messaggio recepito anche dai cinesi?

La stessa Merkel, visto lo scombussolamento provocato nell’organizzazione, e del protocollo, ha fatto buon viso a cattivo gioco, congratulandosi, “è un incontro durato parecchio e ne sono felice”. Mah!  Insomma un G20 pieno di conflitti interni nel cuore dell’economia mondiale, e nel gendarme Nato, dove ognuno difende i propri interessi a scapito degli altri, una vera rivalità, che ricorda Lenin nella prima guerra mondiale dove le potenze imperialiste erano ”incastrate in una fitta rete di trattati segreti tra di loro, con i loro alleati e contro di loro”. Non cercate l’Italia, ondeggiante, tra l’amicizia subdola agli Usa e la soggezione ai tedeschi, è inesistente e non tutti sanno se e come fidarsi.

A parte il solito utilizzo dei Black Blok di chi ci tiene a mandare tutto all’aria (Cossiga Lectio), oppure il “non concesso” ad Erdogan di parlare ai cittadini turchi di Germania, anche se potenziali elettori della Merkel visto il litigio feroce con la Spd di Schulz sui diritti umani, questo è un G20 veramente di svolta, che sancisce il declino e l’avvitamento su sé stesso del cosiddetto imperialismo Usa. Ci si rende un po’ conto della fase terminale (forse) dello sfruttamento della potenza militare per controbilanciare il suo declino nell’economia mondiale.

Anche se hanno spezzato l’Irak, la Jugoslavia, l’Afganistan, la Libia, la Siria, l’Ucraina e tanti altri paesi recalcitranti in vario modo attraverso il mondo (non è finita in America del Sud), con al totale milioni di morti; anche l’Italia e l’Europa con una crisi di rifugiati enorme e senza fine, non sono riusciti a frenare il loro declino economico, e forse anche militare. Di troppa guerra a casa d’altri si può anche morire.

Questo G20 lo si può considerare una nuova tappa della crisi dove i rivali internazionali contestano poco velatamente l’egemonia mondiale degli Stati Uniti, e si alleano tra di loro.

In fondo la divergenza sul clima è un modo di nascondere tutto il resto, cioè una serie di compromessi ancora da sviluppare praticamente, ma sicuramente a discapito delle popolazioni. La Merkel ne esce abbastanza vittoriosa, a tre mesi dalle elezioni, per essere stata “contro” Trump (clima e protezionismo) e aver rialzato l’orgoglio nazionale tedesco, che quando parte non è poco. Con la difesa del clima si è assicurata anche la benedizione dei Verdi tedeschi ed europei. Bisogna vedere il costo vero che dovrà pagare nella partecipazione alle spese della Nato e a “tanto altro...” (dixit Trump). Infatti le discussioni sul commercio sono state “particolarmente difficili...” (Merkel). Trump non digerisce il surplus commerciale tedesco. Se per questo anche gli altri paesi europei, ma poi stanno zitti. Cioè la guerra è aperta.

Giusto per sorridere. In cambio delle sue concessioni gli Usa hanno ottenuto che sia scritto nella dichiarazione finale il diritto, se necessario, di “ricorrere a strumenti legittimi di difesa commerciale”. What else?

Qualcuno si chiede anche se questi G20 siano veramente utili. Oggi è una arena dove vedo difficilmente qualche governo “socialista”, progressista o anche riformista vero, avere qualcosa da dire sul rispetto del lavoro e della vita sociale e pacifica dei cittadini. E’ la messa solenne e rituale, se non la bolgia, della strafottenza del capitalismo globale. Ascoltateli bene e vedrete che, anche quando fanno finta di litigare per farci contenti, nel fondo sono veramente tutti d’accordo. Già prima del G20.

 

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