De la Repubblica Catalana

De la Repubblica Catalana

Tonino D’Orazio 13 ottobre 2017.

La storia ci propone sempre qualcosa di strano. Oggi le idee sono cattive, ieri erano buone. Oggi sono buone, ieri erano cattive. Noi che siamo repubblicani e ci siamo liberati della monarchia (qualcuno rimpiange?) con le armi, i partigiani, inneggiando a Mazzini, e con un referendum popolare abbiamo forse delle remore per gli altri? Oppure siamo già convinti che il popolo serva solo alternativamente?

Ma qualcuno ha deciso che la storia dei popoli, anche se prigionieri negli stati, (pensate alle suddivisioni geometriche a linee rette dei paesi africani istituite dai francesi, inglesi e altri europei, secondo le loro convenienze, tagliando e dividendo etnie linguistiche e culturali coese da secoli, i Curdi divisi in 4 stati…) non debba mai cambiare?

Anche noi abbiamo inneggiato alla riunificazione del popolo italiano, includendo successivamente, con la Repubblica, ché il regno non si tocca, grosse autonomie come Sicilia, Sardegna, Alto Adige (austriaca e ricordo qualche bomba) e Val d’Aosta (di lingua e cultura francese), alle quali sono state concesse delle autonomie veramente importanti, di rappresentanza, giuridiche e finanziarie.

In Spagna, oltre la Catalogna vi sono altre 5 comunità autonome: Madrid, Paesi Baschi, Comunità Valenziana, Andalusia e Galizia. Le quali, incastrate, in questi giorni non hanno detto nulla. Una, quella basca fa da stampella al governo di Rajoy. Due di queste, compresi i capoluoghi, Madrid e Barcellona, hanno sindaci di Podemos che governano insieme alla Sinistra Unita. Non stupisce molto la posizione rancorosa e nazionalista dei socialisti, fortemente perdenti in Catalogna alle ultime elezioni, mentre governano con il destroide Rajoy e sostengono la monarchia e le politiche della troika di Bruxelles.

Ci hanno detto che il Kossovo, a maggioranza albanese, aveva il diritto ad essere uno stato proprio, indipendente, oppure aderire con plebiscito alla madre patria albanese, di lingua, cultura e religione. Ci hanno detto che però non andava bene per la Crimea, pur essendoci le stesse motivazioni. Si vede che qualcuno decide cosa dobbiamo pensare sia bene o sia male e quando.

La dichiarazione di indipendenza della Catalogna, scritta in una sua bellissima lingua con tante parole che mi ricordano il francese alto-medioevale e il dialetto milanese, è una specie di “j’accuse” verso lo stato spagnolo. Una accusa pluricentenaria di torti subìti quasi da tutta la penisola iberica. Alla quale si aggiunge, senza citarlo, i torti e i massacri subìti nel periodo franchista e nella guerra civile. Hanno ancora difficoltà a dimenticare. Ovviamente anche oggi il regno di Spagna viene descritto come aggressore di donne, vecchi e bambini che andavano ad esprimere un voto e sono stati massacrati da polizia e militari “di Madrid”. Non sono loro ad utilizzare un argomento specioso, ma è stata la stupidità dell’utilizzo della forza in termini fascisti a dimostrare uno stato d’animo alle corde e un ritorno violento al passato, lasciando presagire il futuro.

Pur dichiarando il Presidente della Catalogna Puigdemont che intendono rimanere nell’Unione Europea e nell’euro; di continuare tutti i rapporti commerciali con la Spagna (non ho sentito parlare del Barcellona Calcio e dei suoi milioni perché sicuramente intende continuare nella Liga española de fútbol. Visto che già vi gioca una squadra straniera,  l’FC Andorra),  diciamo che la reazione capitalista, allergica a qualsiasi cambiamento in questa sua fase estremamente positiva, ha immediatamente messo in moto la “punizione”, la “paura dell’incognita”, cioè la minaccia di delocalizzazione di banche (sempre ridicoli, la Caixia, una delle più importanti banche d’Europa, terza di Spagna, è proprio la Cassa di Risparmio di Barcellona; scappa ad Alicante e il suo centro direzionale a Maiorca, noto paradiso fiscale e di traffici finanziari internazionali),  centri direzionali di servizi, se non di intere imprese. Sono scappati a Madrid, forse in cerca di protezione, le private sia Gas Natural Fenosa che Sociedad General de Aguas de Barcellona, controllate dalla francese Gas de France Suez (ma va!). Che brivido e che paura. Che stupidità. Come se i soldi sui conti correnti fossero loro e la produzione industriale pure. Si vede che, ormai, credono veramente di essersi appropriati definitivamente di beni comuni.

Anche Seat è in procinto di lasciare la Catalogna. La questione non è se lo farà, dovrebbe trasportarsi dietro macchinari lavoratori e famiglie, ma solo dove trasferirà la sede legale. Hanno già traslocato sede legale anche la controllata spagnola dell’italiana Banca Mediolanum, la compagnia di telecomunicazioni Eurona Wireless Telecom, l’azienda tessile Dogi International Fabrics, Oryzon Genomics, (attiva nel settore delle biotecnologie), gli spumanti di Cavas Freixenet.  Anche il colosso delle autostrade Albertis. Tutti per “insicurezza giuridica”, qualora non avessero più il paracadute della Bce e della troika di Bruxelles a sostegno dei loro affari. Stupidità. Come eviterebbero le tassazioni locali sulla produzione, visto che i vigneti normalmente non scappano? Perché i 17 milioni di turisti che hanno visitato Barcellona e le spiagge della Catalogna nel 2017 non dovrebbero più tornare? Non sono mica spagnoli. Perché questa regione che nel 2016 ha generato 65,1 milioni di euro di esportazioni (Pil: 210 miliardi, più di Grecia o Portogallo; debito pubblico 75 miliardi, molto, ma solo il 35% del Pil)) non dovrebbe continuare a farlo? Tanto è vero che le banche americane, Standard&Poors per esempio, braccio armato del neocapitalismo, ancora non osano abbassare il loro famoso, minaccioso e ridicolo rating sulle banche spagnole. Per produzione e finanze, non cambia nulla, anzi forse la Catalogna (citata in Dichiarazione Indipendenza: euromediterrània) alzerà le vele e viaggerà con un Pil come i paesi del nord Europa o quelli senza euro. I centri servizi o tornano o verranno rimpiazzati. La garanzia della forza popolare e arrabbiata di Podemos e della Sinistra Unita potrebbe anche riportare nel bene comune produzioni e servizi essenziali come Acqua, Gas e Elettricità. Non lo hanno mai nascosto nei loro programmi. Anzi Podemos è nato principalmente per questo. Forse lo possono fare solo “a km zero” gestendo i propri beni. Nella Dichiarazione, la Repubblica di Catalogna “è una opportunità per correggere gli attuali deficit democratici e sociali e costruire una società più prospera e più giusta, più sicura, più sostenibile e più solidale”. Compagni, come va? Come la nostra Costituzione o buttiamo la pietra?

Anzi, forse per questo, a sostegno della balcanizzazione, già dal 6 ottobre il governo di destra di Rajoy a partecipazione socialista, in previsione, aveva facilitato, per legge, lo spostamento delle sedi legali.

Sembrano esserci in più il rischio di ulteriori “punizioni”, già ventilate: non più membro dell’Unione Europea (però!); non potrà più usare l’euro (però!); forse non sarà contemplata nei trattati internazionali di libero scambio, tipo Ceta, (però!). Quasi quasi viva la Repubblica Catalana. Hanno trovato una terza via per uscire?

Come si fa allora ad essere repubblicani e anti-capitalisti mentre tutti i massmedia si arrampicano sugli specchi, cioè sulle leggi, citando la Costituzione spagnola, dimenticando lo schifo e la sopraffazione, sulle stesse tematiche, che sta avvenendo nel parlamento italiano? Non metterò mai una maiuscola al parlamento italiano finché, nel rispetto della nostra Costituzione, non saranno tutti direttamente e liberamente eletti dal popolo sovrano.

I catalani, a grande maggioranza sono repubblicani, direi da sempre. Resistono e li appoggio. Se si legge la dichiarazione, Puigdemont ha dichiarato e sottoscritto la nascita della Repubblica Catalana e parlato di di sospensione per facilitare accordi successivi, ma la Dichiarazione rimane. Tutti i mass media, mentendo come sempre, hanno “capito” e “informato” che è tornato indietro. Anche Rajoy fa finta di non aver capito e tutti dietro, però se minaccia … Basta leggere alla fonte. E’ una “apertura impossibile”. Aspettando “la violenza”? Politica degli scacchi?

I catalani non sono per forza anti-capitalisti, anzi, la loro economia non a caso è una delle migliori d’Europa (considerata quarto motore) e non è difficile vedere come e perché. Dovrebbero quindi avere paura? Oppure hanno le stesse opportunità del Brexit insieme ai britannici?

Oppure saranno occupati dai carri armati sovietici, pardon, franco-tedesco-italo-spagnoli? Cioè quelli a trazione europea guidata da lobby e regnanti vari?

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