Buone feste a Aleppo.

Buone feste a Aleppo.

Tonino D’Orazio 26 dicembre 2016.

Aspettando Mossul di cui non ci dicono più niente, anche se penso che qualcuno la stia bombardando “intelligentemente” colpendo un individuo cattivo alla volta. Qualche volta, forse, due o tre. Tanto c’è tempo e i curdi che non si fidano costruiscono trincee. Aleppo sembra la sconfitta (di nuovo) del mondo virtuale da parte di quello della realtà. Un ossimoro. Una città distrutta e un popolo in festa. Donne che liberano i loro capelli al vento, con gesti insofferenti, buttando veli e teli. E’ lo sfregio non solo all’Isis ma anche a tutti quelli che li hanno armati e protetti. Uomini e donne dell’occidente, anche con il loro silenzio.

Eppure fino ad oggi bisogna ammettere che con tutte le informazioni della libera stampa occidentale non si capiva quasi più nulla. Nemmeno chi erano i buoni o i cattivi. Qualche informazione, a rischio di incertezza, bisognava cercarla, anche per anni, sui siti internazionali. Non ci si è potuti fidare nemmeno dell’Onu e dei suoi rappresentanti.

Diciamo che la regia informativa embeded è sempre stata preponderante, con la ricerca di foto e di interviste talmente pilotate e “ricostruite” da far vergogna. Il concetto più semplice veicolato dai mass media occidentali era quello della verità unica che avremmo dovuto ingoiare e basta. Le strategie non sono ancora tutte decodificate e nel futuro ne vedremo di belle.

Ora che Aleppo è liberata pensate sia finita? Nemmeno per sogno. La macchina della disinformazione continua nel suo slancio inerziale è impossibile da frenare. Per la liberazione di Aleppo dai seguaci dello stato islamico (l’Isis) addirittura viene spenta la Tour Eiffel, dimostrando in realtà la fedeltà del governo francese e del colonnello Hollande ai loro alleati di Al-Nusra/Daech (termine utilizzato dall’Onu con l’inserimento, come braccio armato di Al Qaeda in Siria, nella lista internazionale dei “terroristi”) con il termine “ribelli”. Ridiventano terroristi quando compiono attentati in Francia o in Europa. Una vera ambiguità da perderci il nord.

I “ribelli” ad Aleppo hanno perso perché mal armati di fronte all’esercito siriano riorganizzato e sostenuto dai russi. Liberata Aleppo Est, nel sottosuolo vengono alla luce armi sofisticate, missili Grad, armi ed artiglieria pesanti, missili TOW anti-carro prodotti negli Stati Uniti. Si pescano, e fatti prigionieri, anche “consiglieri” americani, inglesi e francesi, anzi, Cia e Nato per le controfigure. Altri erano già stati catturati nei dintorni di Aleppo a maggio. Per memoria, Aleppo Ovest è sempre rimasta in mano all’esercito nazionale siriano ma sotto le cannonate dei “ribelli” alleati all’Isis. Durante la liberazione il popolo siriano ha lasciato Aleppo Est verso Aleppo Ovest con grande calma, verso una festosa riconciliazione generale. Perché non è andata via al seguito dei pochi onesti ribelli moderati fuggiti nella regione di Idlib, insieme agli ultimi combattenti Isis? Sembravano felici “prigionieri” liberati, forse dall’essere stati i famosi scudi umani dei ribelli moderati loro concittadini?

Perché la Rai, e tutti, invece di raccontarci (che è pur vero) che papa Francesco parla solo di sofferenza di guerra soprattutto per i bambini (sempre messi avanti, i bambini, ed è giusto, fanno più pena degli adulti) non dicono nulla sull’invio dell’ambasciatore del Vaticano ad incontrare Assad ad Aleppo per aiutare alla riconciliazione e alla fine della guerra? Oppure la presenza forte del Vescovo di Aleppo Mons. Joseph Tobji per il ripristino della pacificazione religiosa e civile? Perché è una notizia non consone all’informazione Nato standardizzata e alla sua pesante sconfitta del dividit et imperat. Ci vuole Putin per dichiarare che con la caduta di Aleppo Est la guerra “civile” è terminata per il popolo siriano? Eppure non sembra dalle dichiarazioni del direttore della CIA J. Brennan (intervista NPR del 23/12/2016) che oltre ad ammettere il loro intervento e dichiararne l’incomprensibile “incapacità”, ha precisato che la “opposizione” in Siria continuerà a combattere contro il governo del presidente siriano Bashar al-Assad, nonostante la liberazione della città di Aleppo. La guerra quindi non è finita e certamente non quella all’Isis. Ma forse adesso c’è qualche chiarezza in più. Forse sapremo meglio, informazione più onesta permettendo, chi è chi.

Intanto abbiamo di fronte uno stato di debolezza della Nato e quindi degli Stati Uniti. (Consultare “Agenzia Blomberg”). Gli attori principali dell’area si riuniscono (Russia, Iran, Turchia, Assad) per conto loro e prendono decisioni circa il futuro. Politicamente la Nato e i suoi alleati (compresi Qatar e Arabia Saudita) vengono “espulsi” dalle trattative. Non servono. Il mandato di Obama è al termine e si traduce, in politica estera, in una vera disfatta di influenza, oltre che militare. Con il Brexit un alleato di peso non vigila più sull’Europa. Nelle zone surriscaldate (Bolivia, Colombia, Venezuela, Cuba, R.D.del Congo, Siria…) di pace e colloqui se ne occupa il Vaticano. Le “primavere” arabe sono passate in mano agli islamisti più radicali. Lo stesso Egitto si riavvicina al trio Russia-Iran-Turchia e pone qualche difficoltà a rifornire di gas Israele. Ultimamente la diplomazia israeliana si reca più spesso a Mosca che a Washington per timore di perdere la sua prepotente supremazia militare nella zona. La Siria, salvo qualche colpo di coda militare, è persa e “cade”,verso una pace civile possibile, in mani considerate “nemiche” da Obama e Clinton. (“avversarie” dice Trump). All’Onu sembrano aver perso influenza con i veto di Russia e Cina, malgrado tutto lo staff asservito. L’astensione statunitense alla risoluzione contro gli ulteriori insediamenti israeliani sul territorio di un altro stato, quello palestinese, a questo punto fa ridere. Magari sarà utile al bastion contrario e vendicativo Trump a poterla capovolgere una volta insediatosi, tenuto conto della sua passione dichiarata per Israele. E’ un ultimo atto tardivo e pusillanime, come anche l’obbligo alla servile UE di riconfermare le autolesive sanzioni alla Russia che Trump ha già definito una sciocchezza. I servi ubbidiranno dopo il suo insediamento. Lo stesso concetto che altri, evidentemente allora più forti, possano truccare le democratiche elezioni del popolo Usa rasenta il ridicolo. Un paese che si è fatto scoprire con una struttura di “ascolto” e utilizzo illegale di tutte le informazioni del mondo! Diciamo un periodo brutto per gli Stati Uniti. Non “contro” veramente, ma peggio, a questo mondo si può fare a meno di loro.

Diciamo che le rovine e le distruzioni di Aleppo, ma anche di tanti altri centri piccoli e grandi, dimostrano gli errori e gli orrori del mondo occidentale nel sostenere la distruzione di un popolo che non chiedeva niente a nessuno eccetto di poter disporre del proprio petrolio e della propria autodeterminazione e nemmeno in possesso di famigerate “armi di distruzione di massa”. Oggi la sta recuperando, dopo sei anni del regno sanguinario di Obama-Clinton-Cameron-Hollande, di una volgare e costante disinformazione, bisogna adesso augurargli pace e ricostruzione. Una nuova unità nazionale forte che si basi sulla Resistenza e sulle sofferenze patite. Bisogna augurargli di ricongiungere nuovamente le famiglie, sia quelle intrappolate, senza speranza e merce di scambio, nei campi profughi turchi che nel campo “a braccia aperte” della Germania.

La scelta rimane tra quella di una coesistenza pacifica o quella dello stupido interventismo della Nato alias Usa. Noi non recupereremo mai la vergogna di aver creduto a tutto quello che ci hanno propinato per anni, come polli da allevamento. E continuano, malgrado la realtà si stia facendo strada prepotentemente.

Toninodorazio.altervista.org

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